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Violenza medici, dottoressa si dimette

Anelli (Fnomceo) denuncia: sconfitta del nostro Ssn.

Aggredita una dottoressa in servizio di guardia medica a Maruggio (Taranto) che, dopo la violenza con una distorsione alla spalla e malesseri da stress post traumatico, ha deciso di andare via.


La dimissione di un medico che non si sente più sicuro durante la sua attività, "e non vuole, per questo, più lavorare nel Servizio sanitario nazionale, è una sconfitta: è la certificazione che il sistema non funziona.


E che i medici vanno via per tutelarsi. In questo modo prima o poi andremo via tutti". È la riflessione del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli all'Adnkronos Salute in merito all’ennesimo caso di aggressione ad un medico. Questa volta è accaduto ad una dottoressa in servizio di guardia medica a Maruggio, in provincia di Taranto.


I genitori di un bambino, accompagnato per un problema all'occhio e non soddisfatti dell'indicazione di consultare uno specialista, hanno pesantemente insultato e strattonato violentemente la dottoressa che si è dovuta barricare nella stanza, ma ha riportato comunque un trauma alla spalla e ha avuto un attacco di panico. Dopo l'episodio la donna, 32 anni, ha deciso di dimettersi.


"Mi dimetto - ha detto ai giornalisti che l'hanno intervistata - a nome di tutte le donne. Di tutte le donne medico che lavorano alle tre di notte e non hanno la possibilità di avere il compagno vicino. Lo faccio per loro, per tutte noi.


Dobbiamo essere tutelate, almeno avere una guardia giurata accanto. Il nostro è un mestiere nobile, a disposizione degli altri. Ma non possiamo rischiare in questo modo". "Purtroppo è la conclusione amara di questa storia - continua Anelli- e mi pare che, su questo tema, le parole siano state fin troppe finora. Serve agire.


E' chiaro che c'è una contraddizione tra tutte le indagini demoscopiche che mostrano fiducia nei confronti dei medici e l'apprezzamento del rapporto medico-paziente e poi le aggressioni che, però, sono il frutto prevalentemente della disfunzione del sistema. Il sistema non riesce a dare quelle risposte in maniera immediata, come i cittadini vorrebbero, principalmente perché mancano i professionisti. Questo è il dramma. O il Governo prende atto che questa è un'emergenza sanitaria oppure il sistema fallisce".


"Il Governo ha già messo in atto alcuni provvedimenti - riconosce Anelli - ma bisogna fare di più. Non basta la repressione per arginare un fenomeno che ha molte cause, prima tra tutte la scarsità del personale sanitario, dovuta a decenni di definanziamenti.


Non basta la procedibilità d'ufficio, se gli episodi non vengono portati alla luce per celare disorganizzazioni e malfunzionamenti. Non bastano le attestazioni di solidarietà e di fiducia nei medici, se al primo intoppo diventano i capri espiatori di quello che non va. Servono risposte.


Servono risorse per arginare la fuga del personale sanitario. Servono più medici, in ospedale e sul territorio, meglio pagati e più valorizzati. In questa situazione anche il rischio clinico aumenta, così come la possibilità di errore. Servono reali misure di sicurezza per restituire serenità ai professionisti".


REDAZIONE AISI


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