Welfare di prossimità: nuovi servizi per comunità più forti
- AISI

- 13 nov
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La trasformazione del welfare territoriale
Il Rapporto 2026 “Salute e Territorio”, presentato all’Assemblea ANCI e realizzato da IFEL in collaborazione con Federsanità, fotografa un Paese in cui la spesa sociosanitaria cresce e i Comuni assumono un ruolo sempre più strategico nel welfare di prossimità. Secondo l’analisi, il sistema italiano sta evolvendo verso modelli capaci di integrare salute, assistenza sociale e bisogni delle comunità, grazie a un uso più strutturato delle risorse e a una presa in carico più continua tra ospedale e territorio. Il Ministro della Salute Orazio Schillaci ha ribadito l’importanza del principio One Health, sottolineando che l’obiettivo è avvicinare i servizi ai cittadini, potenziando la domiciliarità e la telemedicina attraverso gli investimenti del PNRR.

Una spesa sociosanitaria in crescita ma con forti divari regionali
Il Rapporto stima che la spesa sociosanitaria pubblica italiana si collochi tra 45,7 e 47,3 miliardi di euro, con la maggior parte delle risorse destinate ad anziani non autosufficienti e persone con disabilità. Il 42% dei fondi è impiegato per strutture residenziali e semiresidenziali, mentre il 25% sostiene servizi territoriali e domiciliari. Persistono però differenze nette tra Nord e Sud: nelle regioni settentrionali la spesa pro capite supera i 40 euro, mentre il Mezzogiorno resta sotto i 25 euro. Le differenze riguardano anche la capacità amministrativa dei comuni e la disponibilità di operatori dedicati. Nel 2022 i Comuni hanno impegnato 8,86 miliardi di euro per i servizi sociali, pari allo 0,46% del PIL, in aumento del 29,2% rispetto al 2013. Crescono gli investimenti su povertà e disagio adulto, arrivati a 800 milioni, più del doppio rispetto al periodo pre-pandemico.
L’integrazione sociosanitaria come chiave per la sostenibilità del sistema
Secondo IFEL, la crescente incidenza delle cronicità, l’invecchiamento demografico e le nuove vulnerabilità impongono un cambio di paradigma: non più interventi frammentati, ma una rete integrata in cui Comuni, aziende sanitarie e terzo settore operano con linguaggi condivisi. L’obiettivo è rafforzare un welfare comunitario capace di intercettare i bisogni precocemente, garantire continuità assistenziale e ridurre le disuguaglianze territoriali. Federsanità richiama la necessità di una “contronarrazione positiva” del Servizio sanitario nazionale, centrata su prossimità, fiducia e partecipazione. L’integrazione sociosanitaria diventa così la base per un modello capaci di rispondere alle nuove fragilità, sostenere i caregiver e ridurre la pressione sugli ospedali.
REDAZIONE AISI



