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Spesa farmaceutica sopra la media Ocse: l’Italia usa pochi essenziali e troppi non necessari

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 1 min

Il rapporto Health at a Glance 2025 conferma che la spesa farmaceutica italiana raggiunge 846 dollari pro capite, superando la media Ocse di 766 dollari. Eppure la spesa per antipertensivi, antidiabetici e antidepressivi è inferiore rispetto agli altri Paesi avanzati, mentre solo i farmaci per il colesterolo superano la media internazionale.


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Il peso dell’eccesso di antibiotici

Una componente rilevante della spesa è legata all’uso ancora molto alto di antibiotici, categoria in cui l’Italia continua a figurare tra i valori più elevati d’Europa. L’impiego spesso non appropriato incide sui costi e contribuisce al problema dell’antibioticoresistenza, senza un miglioramento degli esiti clinici.


La bassa diffusione di equivalenti e biosimilari

Il mercato italiano dei generici e biosimilari rimane tra i più bassi dell’area Ocse. L’adozione limitata degli equivalenti porta a un maggiore utilizzo di farmaci originatori, più costosi ma clinicamente identici, con un impatto diretto sulla spesa complessiva.


Un modello che non ottimizza valore e salute

L’effetto combinato di basso ricorso ai farmaci essenziali per la cronicità, uso abbondante di prodotti non necessari e scarsa penetrazione dei generici crea un sistema che spende molto senza ottenere un ritorno proporzionale in salute. Questo limita anche gli investimenti nelle terapie innovative, dove la sostenibilità economica è cruciale.


Perché rafforzare gli equivalenti è una scelta strategica

Incrementare l’utilizzo dei generici non è più solo una leva per la spesa, ma una strategia per liberare risorse e destinarle alle terapie che generano reale valore clinico. Colmare il divario con i Paesi europei significherebbe rafforzare la capacità del Servizio sanitario di affrontare la cronicità in modo efficiente.


REDAZIONE AISI

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