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Scabbia in Italia, casi in forte aumento: l’allarme degli esperti SIDeMaST

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 10 giu
  • Tempo di lettura: 3 min

La scabbia, malattia cutanea tradizionalmente associata ai Paesi in via di sviluppo, sta vivendo un’impennata significativa anche in Italia e in altre aree europee. Tra le cause principali si segnalano lockdown, sovraffollamento, turismo di massa e una crescente resistenza ai farmaci. Le fasce più colpite sono i giovani e gli anziani. La Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST) invita a non sottovalutare pruriti sospetti e a intervenire rapidamente.

La scabbia torna a colpire in contesti sviluppati

L’infestazione cutanea causata dall’acaro Sarcoptes scabiei non è più solo un problema dei Paesi poveri: RSA, scuole, ospedali e famiglie numerose in Italia sono sempre più interessate da questa patologia. L’acaro scava cunicoli nella pelle, depone uova e provoca un prurito intenso, soprattutto notturno, con piccole papule sulle mani, piedi e genitali. Gli esperti SIDeMaST, in vista del Congresso Nazionale Special Edition 2025 a Roma (18-21 giugno), segnalano la necessità di non trascurare questi segnali e di intervenire tempestivamente.


Incremento record di casi in alcune regioni italiane

I dati mostrano un aumento preoccupante dei casi, anche se il fenomeno resta sotto-diagnosticato a livello nazionale. Due studi recenti focalizzati su Emilia-Romagna e Lazio evidenziano un’impennata significativa. Tra il 2020 e il 2023, la città di Bologna ha visto un rapido incremento dei casi, mentre nella regione Lazio i focolai nelle strutture di lungodegenza sono cresciuti fino al 750%. Questo trend è stato definito una “minaccia emergente di salute pubblica”.


Le cause dietro la crescita dei contagi

Il lockdown e l’isolamento in condizioni igienico-sanitarie spesso precarie, il ritorno del turismo di massa e il conseguente aumento dei viaggi in ambienti condivisi come hotel e campeggi hanno facilitato la diffusione della scabbia. Anche l’elevato ricambio di pazienti negli ospedali e una possibile resistenza ai farmaci, in particolare alla permetrina – il trattamento topico più usato in Italia – hanno contribuito al fenomeno. La dottoressa Michela Magnano, membro SIDeMaST, sottolinea il ruolo di questi fattori nel favorire la trasmissione.


Resistenza ai farmaci: un nuovo problema in crescita

Studi pubblicati su riviste specializzate indicano una crescente inefficacia della permetrina contro l’acaro, con segnalazioni già emerse in Germania e ora anche in Italia, Spagna, Turchia e Regno Unito. La resistenza sembra derivare da mutazioni del parassita che neutralizzano l’effetto del farmaco. La dottoressa Magnano spiega che i fallimenti della terapia con permetrina sembrano essere reali, poiché trattamenti alternativi come il benzoato di benzile risultano efficaci, escludendo errori nell’applicazione.


Fattori aggiuntivi e raccomandazioni

Altre cause che possono compromettere la riuscita della terapia includono un uso scorretto dei farmaci, la mancata osservanza delle misure igienico-ambientali e reinfestazioni da contatti non trattati. È fondamentale, in caso di prurito notturno persistente, sospettare la scabbia e intervenire senza ritardi con terapie appropriate, considerando la ridotta efficacia della permetrina e trattando tutte le persone a stretto contatto.


Chi è più esposto e quali segnali riconoscere

I soggetti maggiormente a rischio sono bambini e adolescenti (5-18 anni), spesso in contesti comunitari come scuole e palestre, e gli anziani, soprattutto quelli ricoverati in RSA. A rischio anche persone con fragilità sociali o condizioni di sovraffollamento, come migranti e senza fissa dimora. Il prurito intenso, soprattutto notturno, associato a piccole lesioni cutanee tra le dita, ai polsi, all’ombelico o ai genitali, è il segnale principale a cui prestare attenzione.


I consigli della SIDeMaST per contrastare la scabbia

-Consultare rapidamente un medico o dermatologo in presenza di prurito persistente in più persone dello stesso nucleo familiare o prurito non rispondente alle terapie.

-Evitare il fai-da-te: diagnosi errate possono prolungare l’infestazione e facilitare la diffusione.

-In caso di conferma, trattare tutti i contatti stretti, anche asintomatici.

-Lavare a temperature elevate indumenti e biancheria per eliminare gli acari.


REDAZIONE AISI


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