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Sanità italiana sotto pressione: il confronto Ocse mette in luce criticità strutturali

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 6 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

L’Italia mantiene una delle aspettative di vita più alte dell’area Ocse (83,5 anni), ma la soddisfazione dei cittadini resta bassa: solo il 44% giudica positiva l’assistenza ricevuta, contro il 64% della media internazionale. Il rallentamento della crescita della longevità e il sorpasso di Paesi come la Spagna segnalano una perdita di slancio.


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Spesa ridotta e risorse insufficienti

Il rapporto Ocse indica una spesa sanitaria pro capite pari a 5.164 dollari, inferiore alla media di 5.967. In rapporto al Pil l’Italia si ferma all’8,4%, con una quota pubblica del 6,3%, contro il 9,7% della Francia e il 10,6% della Germania. Critico anche il personale: 6,9 infermieri per mille abitanti contro i 9,2 dell’Ocse, e appena tre posti letto ogni mille abitanti (media 4,2). Al contrario, i medici sono numerosi (5,4 per mille), ma in larga parte over 55.


Indicatori di salute favorevoli, ma fattori di rischio in crescita

L’Italia ottiene risultati migliori della media Ocse in 7 indicatori su 10: mortalità prevenibile (93 per 100.000 abitanti), mortalità curabile (52 per 100.000), percezione soggettiva di buona salute e tasso di suicidio (6 ogni 100.000). Ma emergono criticità legate all’aumento dell’obesità, al consumo di alcol, al fumo e a un uso eccessivo di antibiotici: 21 dosi giornaliere per 1.000 abitanti, ben sopra la media Ocse di 16.


L’assistenza territoriale e la sfida dell’invecchiamento

Per un Paese tra i più anziani al mondo preoccupa la carenza di operatori dell’assistenza a lungo termine: 1,5 ogni 100 over 65, contro una media Ocse di 5. Altro punto debole è la scarsa diffusione dei farmaci generici, che rappresentano solo il 28% del mercato, contro il 56% dell’area Ocse. Un limite che appesantisce i costi senza migliorare gli esiti.


Un sistema che regge oggi, ma non è attrezzato per il domani

Il quadro mostra un Paese in cui gli esiti di salute restano solidi, ma gli investimenti non seguono il passo dei bisogni demografici e della complessità clinica. Senza un rafforzamento strutturale di territorio, personale e prevenzione, la sostenibilità futura rischia di essere compromessa.


REDAZIONE AISI

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