top of page

Sanità e PNRR: la Missione Salute tra cantieri fermi, personale carente e obiettivi a rischio

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

A oltre quattro anni dal lancio del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), l’ambiziosa “Missione 6 – Salute” mostra segni evidenti di difficoltà. Pur avendo formalmente rispettato le tappe imposte dall’Unione Europea, permangono ritardi nei cantieri, carenza di personale, attuazione disomogenea dei servizi e un riequilibrio territoriale ancora lontano dall’essere realizzato.

Le strutture si costruiscono, ma i servizi restano assenti

Sono stati avviati 943 cantieri su 1.038 Case della Comunità (CdC) previste, ma solo 38 risultano collaudate. Lo stesso vale per gli Ospedali di Comunità (OdC): su 310 cantieri avviati, solo 14 sono stati completati e testati. Tuttavia, appena il 3% delle CdC attualmente in funzione riesce a garantire i servizi minimi stabiliti dal Decreto Ministeriale 77/2022.


Sud penalizzato: pochi cantieri e fondi inutilizzati

Il Mezzogiorno sconta il peso maggiore di questi ritardi. In Molise non è stato aperto nessun cantiere per le CdC, e in regioni come Sardegna e Calabria i numeri restano irrisori. Solo il 18,5% delle risorse per le CdC e il 19,1% per gli OdC è stato utilizzato nel Sud, contro percentuali nettamente superiori al Centro-Nord.


Assistenza domiciliare e telemedicina: potenziale tradito

Dei quasi 3 miliardi destinati all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), l’aumento del numero di pazienti assistiti ha superato l’obiettivo nazionale, ma con differenze enormi tra territori. La Sicilia ha raggiunto appena l’1% del target, mentre Trento e Umbria l’hanno doppiato. In media, i pazienti ricevono un solo accesso al mese, con bassa integrazione tra assistenza sanitaria e sociale.


La telemedicina ha visto l’attivazione della piattaforma nazionale e l’approvazione dei progetti regionali, ma il traguardo di 300.000 pazienti assistiti entro il 2025 è già stato ridotto: per il 2024 si stimano appena 50.699 pazienti.


Digitalizzazione in stallo: DEA e Fascicolo sanitario elettronico in affanno

La digitalizzazione dei Dipartimenti di emergenza-urgenza (DEA) è in ritardo, con appena il 21% delle risorse effettivamente spese. Le regioni più indietro sono Abruzzo, Umbria e Marche. Anche il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), nonostante la versione 2.0, mostra limiti strutturali, con gravi problemi di interoperabilità e aggiornamento dei documenti.


Il vero nodo: mancano medici e infermieri

La sostenibilità operativa delle nuove strutture è il punto critico. Il Pnrr finanzia infrastrutture, ma non garantisce il personale necessario a renderle funzionali. Mancano medici di base, specialisti e infermieri, mentre le nuove regole (DL 19/2024) hanno reso più flessibile il reclutamento, senza però invertire la tendenza alla fuga dal Servizio Sanitario Nazionale. Il passaggio a forme di lavoro dipendente per i medici di medicina generale è ancora oggetto di discussione.


Corsa contro il tempo: oltre 12 miliardi da spendere entro metà 2026

Ad oggi, solo 2,8 miliardi dei 15,6 totali previsti per la Missione 6 sono stati effettivamente spesi. I restanti 12,5 miliardi dovranno essere investiti tra il 2025 e giugno 2026, in un contesto dove i tempi medi di realizzazione delle opere pubbliche in Italia si aggirano tra i 5 e i 7 anni.


Infrastrutture senza servizi sono un’occasione persa

Il pericolo è concreto: strutture nuove ma vuote, un rilancio mancato del SSN e la frustrazione delle aspettative generate. Senza personale, coordinamento tra Stato e Regioni e un serio investimento sui servizi, la Missione 6 rischia di restare una promessa incompiuta.


REDAZIONE AISI

bottom of page