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Sanità accreditata, l’Uap lancia l’allarme: “Rivedere le tariffe per evitare il collasso del sistema e fermare le attese record”

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 4 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Secondo l’Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata (Uap), l’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario dal 31 dicembre 2024 ha creato un sistema insostenibile per le strutture sanitarie accreditate. Il taglio dei rimborsi tra il 60% e il 70% rispetto alle tariffe precedenti — ferme da oltre 26 anni — rende impossibile coprire persino i costi vivi dei materiali utilizzati.

Le tariffe, identiche per pubblico e privato accreditato, non tengono conto delle differenze operative. In particolare, nelle regioni in piano di rientro, la normativa impedisce di adeguare i rimborsi, al contrario di quanto accade nelle realtà più forti come la Lombardia, dove la Regione è intervenuta per evitare un impatto da oltre un miliardo di euro, come segnalato anche dall’assessore Guido Bertolaso.


L’allarme lanciato da Giorlandino e l’Uap

Mariastella Giorlandino, presidente dell’Uap e amministratore della Rete Artemisia Lab, ha denunciato che in queste condizioni è impossibile garantire servizi sanitari, tanto meno promuovere la prevenzione. Il rischio concreto è che molte strutture chiudano o licenzino personale per sopravvivere, aggravando la disoccupazione in un settore che occupa 350 mila persone.


Liste d’attesa, tempi quadruplicati e accesso solo per chi può pagare

La situazione ha già prodotto un effetto diretto sulle liste di attesa: prestazioni diagnostiche come ecografie, che prima richiedevano sei mesi, ora possono arrivare a due anni di attesa. L’unica alternativa, sottolinea l’Uap, è l’intramoenia, dove pagando anche tre volte tanto si ottiene lo stesso servizio in tempi brevi. Un meccanismo che mina il principio di equità nell’accesso alla sanità.


Il problema è aggravato dalla mancata prevenzione dopo la pandemia: molte persone, spaventate dal Covid-19, hanno evitato controlli di routine, favorendo un’esplosione di patologie oncologiche anche tra i giovani, come tumori al seno, polmoni, prostata e melanomi.


Ricorso respinto, ma il problema resta

L’Uap, insieme ad altre associazioni di categoria, ha promosso un ricorso al Tar per bloccare l’applicazione del nuovo tariffario, denunciando la lesione dei principi fondamentali della sanità pubblica: universalità, uguaglianza, equità e libera scelta.


Il Tar ha respinto la richiesta di sospensiva basandosi sulle valutazioni di tre grandi gruppi privati (Cerba HealthCare, Bioanalisi e Alliance), presenti in misura minima nel Sud Italia, escludendo l’esistenza di un danno imminente. Ma secondo Giorlandino questa visione trascura il vero impatto sulle strutture del Mezzogiorno, molte delle quali rischiano la chiusura o il passaggio a fondi assicurativi e multinazionali.


L’appello finale per difendere trasparenza e accesso alla cura

L’Uap ribadisce la necessità di un intervento urgente per correggere le storture introdotte dalla nuova normativa. Senza una revisione delle regole, l’Italia rischia di vedere crollare una parte fondamentale della rete sanitaria, soprattutto nelle aree più fragili. L’auspicio è che vengano ristabiliti principi di legalità, trasparenza e tutela della salute per tutti i cittadini, senza distinzioni di territorio o capacità economica.


REDAZIONE AISI

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