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Retribuzioni professionisti sanitari, l’Italia continua a perdere terreno nel confronto internazionale

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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La fotografia dei medici

Le nuove comparazioni OCSE evidenziano che gli specialisti italiani, con 142 mila dollari PPP, si collocano appena sopra la media dei Paesi avanzati ma lontani dai sistemi più competitivi. In Irlanda si superano i 256 mila dollari, nei Paesi Bassi 228 mila, in Germania 207 mila, mentre Corea, Belgio e Regno Unito restano su livelli sensibilmente più elevati. L’Italia si posiziona in un’area intermedia: meglio di Spagna, Francia, Slovenia e Grecia, ma ancora distante decine di migliaia di dollari dai Paesi che guidano il mercato delle competenze sanitarie. Questo divario non è marginale e incide sulle scelte formative delle nuove generazioni e sulla mobilità internazionale degli specialisti.


I divari tra le professioni: infermieri italiani sempre più in basso nella classifica dei salari

Il tema salariale non riguarda solo i medici. Per gli infermieri il quadro è ancora più critico: 48 mila dollari PPP contro una media OCSE di 61 mila. Il confronto con i Paesi guida è netto: in Lussemburgo si raggiungono 123 mila dollari, negli Stati Uniti 97 mila, in Australia 84 mila e nei Paesi Bassi 82 mila. Anche restando nel perimetro europeo, Germania e Spagna si attestano attorno ai 73 mila, mentre l’Italia si colloca nella parte bassa dell’Europa occidentale, più vicina ai livelli dell’Est che alle economie di riferimento dell’Unione.


Competitività e scelte di carriera

Differenziali così marcati condizionano direttamente la capacità del Servizio sanitario nazionale di trattenere o attrarre personale. Dove le retribuzioni crescono aumentano le candidature internazionali; dove restano stagnanti, come nel caso italiano, si intensifica la mobilità in uscita. Le specialità già in sofferenza – anestesia, pronto soccorso, radiologia, medicina interna – risultano particolarmente esposte al rischio di carenze strutturali.


Gli effetti sulla tenuta del sistema

Il sottofinanziamento della forza lavoro sanitaria influisce su turni, qualità delle cure e capacità di rispondere alla domanda crescente di assistenza derivante dall’invecchiamento della popolazione. Le stime più recenti indicano una carenza di circa 70 mila infermieri, mentre per i medici il fabbisogno è in crescita soprattutto nelle aree ad alta complessità clinica. In questo scenario, la competitività retributiva diventa un fattore decisivo per la stabilità del sistema insieme alla programmazione, alla formazione e ai percorsi di carriera.


Una sfida per il Servizio sanitario nazionale

Le analisi OCSE confermano un modello italiano sbilanciato: medici in posizione intermedia, pur lontani dai livelli più alti, e infermieri tra i meno retribuiti dell’Occidente avanzato. L’Italia rischia di non reggere la competizione in un mercato globale del lavoro sanitario dove la mobilità è ormai strutturale. Senza interventi mirati su salari, valorizzazione delle competenze e percorsi professionali più chiari, le fragilità attuali potrebbero trasformarsi in limiti permanenti.


REDAZIONE AISI

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