Pronto soccorsi italiani sempre più in affanno: un medico su sei manca all’appello. Turni scoperti e personale al collasso
- AISI
- 9 lug
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La carenza di medici nei Pronto Soccorso italiani ha raggiunto livelli critici. Secondo l’ultima rilevazione condotta su 153 strutture di Medicina d’Emergenza Urgenza, che rappresentano oltre 7 milioni di accessi nel 2024 (circa il 37% del totale nazionale), mancano almeno 3.500 dirigenti medici. Questo significa che solo il 62% del fabbisogno è coperto da personale dipendente del Servizio sanitario nazionale, mentre il 17% dei turni resta totalmente scoperto.

Nord e Sud, un’Italia divisa anche nell’urgenza
Le maggiori difficoltà si riscontrano nei DEA di I livello, dove la carenza raggiunge il 43%, e nei Pronto Soccorso periferici, dove supera il 55%. Il divario territoriale è netto: il Nord registra un vuoto del 36%, il Mezzogiorno oltre il 42%, con punte ancora più elevate nelle aree interne.
Le soluzioni tampone non bastano più
A colmare parzialmente il vuoto intervengono forme contrattuali alternative: cooperative (18%), libero-professionisti (16%), prestazioni aggiuntive (15%) e specializzandi in libera professione (8%). Tuttavia, resta scoperto il 17% delle esigenze complessive, aggravando il carico di lavoro per i medici in servizio. Secondo l’analisi, a fronte di 9.000 medici necessari, solo 5.500 risultano attivi con contratto Ssn.
Il modello attuale non regge più
Nei DEA di II livello le carenze superano il 25%, mentre nei Pronto Soccorso non DEA toccano il 55%. Nel campione esaminato, appena il 20% dei dirigenti è specialista in Medicina d’Emergenza Urgenza, e solo il 9,5% è costituito da specializzandi assunti con il decreto Calabria. Per molti ospedali, una parte significativa del servizio si regge su medici in formazione post-laurea.
Il peso delle cooperative: contratti in scadenza
Le cooperative operano nel 32% delle strutture, con un contributo pari al 18% delle carenze. Tuttavia, il 42% dei contratti è in scadenza nei prossimi tre mesi, il 26% entro sei mesi, e il restante 32% entro un anno. Si prospettano dunque nuove criticità nella copertura dei turni.
Contratti frammentati e assistenza discontinua
Il panorama contrattuale è estremamente variegato. Per sostituire un medico strutturato servono in media due medici e mezzo a contratto libero-professionale. Le prestazioni aggiuntive, eseguite per il 72% da medici interni, garantiscono una copertura parziale e discontinua. Gli specializzandi in libera professione coprono l’8% delle carenze, pari al 3% delle necessità totali.
Emergenza-urgenza a rischio tenuta
L’indagine evidenzia che la frammentazione delle figure professionali impedisce una gestione strutturata dei reparti. Il fenomeno del boarding, che assorbe il 30–40% delle risorse interne, incrementa ulteriormente il carico su ogni medico. Senza una riforma strutturale, il sistema dell’Emergenza Urgenza non è più sostenibile.
REDAZIONE AISI