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Procreazione medicalmente assistita, attesa e disuguaglianze: cinque Regioni ancora fuori dai Lea

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 2 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

A cinque mesi dall’attivazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) per la procreazione medicalmente assistita (PMA), almeno cinque Regioni italiane non sono ancora in grado di garantire il servizio secondo normativa.

Le criticità maggiori si registrano nel Centro-Sud: Puglia, Calabria, Molise e Sardegna restano indietro. Anche nel Nord non mancano situazioni problematiche, come quella della Liguria, dove i centri pubblici attivi sono solo due e offrono esclusivamente trattamenti di primo livello, escludendo le tecniche più complesse come la fecondazione in vitro e gli interventi chirurgici per il recupero degli spermatozoi.


Mobilità riproduttiva e viaggi all’estero

Molte coppie, in mancanza di strutture adeguate nella propria Regione, si spostano verso territori più attrezzati o ricorrono all’estero, soprattutto per l’eterologa. In Italia i centri pubblici in grado di offrire questo tipo di trattamento sono ancora pochi. Il tempo rappresenta un fattore determinante: l’avvio tardivo della fecondazione in vitro riduce drasticamente le probabilità di successo, soprattutto nelle donne sopra i 35 anni. Ritardi anche di pochi mesi possono abbassare le possibilità di nascita fino al 22,4% nei casi di donne over 40.


Liste d’attesa insostenibili

L’accesso ai percorsi di PMA è ostacolato da liste d’attesa che vanno da sei mesi fino a due anni. Questo fenomeno è particolarmente grave nelle Regioni sottoposte a piani di rientro o con difficoltà strutturali del servizio sanitario. In molte di esse manca completamente l’offerta per la fecondazione eterologa. A complicare il quadro c’è la necessità di acquistare ovociti da banche estere, con costi elevati (2.500 euro per sei ovociti) che non tutte le amministrazioni regionali riescono a sostenere. Le disparità sono accentuate dalla difformità nei ticket, nei criteri di accesso e nella capacità delle Regioni di stipulare convenzioni con strutture private accreditate, spesso assenti.


Le Regioni più in difficoltà

Nel Nord Italia la Liguria non offre alcuna struttura accreditata per il secondo o terzo livello. Nel Centro-Sud la situazione è frammentata:

  • Molise: nessun centro pubblico attivo

  • Marche: una sola struttura pubblica di terzo livello

  • Lazio: un centro privato convenzionato, ma cinque pubblici di terzo livello

  • Campania: otto centri del Ssn, ma solo quattro di terzo livello, nessun privato convenzionato

  • Puglia: quattro strutture pubbliche, nessuna in grado di garantire il terzo livello, zero privati accreditati

  • Calabria: due centri pubblici, solo Catanzaro offre il terzo livello, nessun privato accreditato

  • Sicilia: diciotto centri, ma solo tre abilitati al terzo livello

  • Sardegna: due centri pubblici, nessuna clinica convenzionata


Specialisti e prevenzione: quando iniziare il percorso

È essenziale per le coppie che sospettano problemi di fertilità rivolgersi tempestivamente a uno specialista in medicina della riproduzione. I tempi di attesa e i ritardi di diagnosi possono compromettere in modo significativo le possibilità di successo, soprattutto con l’avanzare dell’età. Le visite mirate permettono di identificare eventuali cause di infertilità e avviare percorsi terapeutici, incluso l’accesso alla PMA, con maggiore efficacia. È consigliato consultare un ginecologo o un andrologo già dopo 12 mesi di tentativi senza concepimento (6 mesi se la donna ha più di 35 anni), per avviare senza ulteriori perdite di tempo gli accertamenti e i trattamenti appropriati.


REDAZIONE AISI

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