Quici: «Finalmente si applica la norma e non la si interpreta. Senza tassazione agevolata 6 ore di lavoro diurno consentirebbero di guadagnare di più di 12 ore notturne».
"Finalmente si applica la norma e non la si interpreta. Senza tassazione agevolata, sei ore di lavoro diurno consentirebbero di guadagnare di più di 12 ore notturne". Così Guido Quici, Presidente della Federazione Cimo-Fesmed (a cui aderiscono Anpo, Ascoti, Cimo, Cimop e Fesmed) in una nota, commenta la decisione dell'Agenzia delle Entrate di applicare una tassazione agevolata al 15% delle prestazioni aggiuntive anche alle guardie notturne.
"Ora, grazie alla risposta fornita dall'Agenzia delle Entrate -prosegue- le Aziende sanitarie non hanno più motivo di non applicare la tassazione agevolata in modo corretto. Vigileremo affinché questo avvenga in tutta Italia".
In un parere reso lo scorso 11 dicembre, infatti, si legge: "qualora tra le prestazioni aggiuntive rientrino i servizi di guardia notturna, l'imposta sostitutiva deve essere applicata anche ai compensi erogati a personale sanitario per lo svolgimento di tali prestazioni". Per Quici, "finalmente è stato deciso di applicare la norma, e non di interpretarla arrampicandosi sugli specchi con l'unico obiettivo di vessare ulteriormente i medici, come ha tentato di fare il Ministero dell'Economia fornendo un parere alla Conferenza delle Regioni.
Secondo il MEF, infatti - continua- chi lavora 12 ore di notte dovrebbe guadagnare di meno di chi lavora 6 ore di giorno: senza la defiscalizzazione, 12 ore di lavoro notturno in prestazione aggiuntiva sarebbero retribuite 364,8 euro, mentre 6 ore di lavoro diurno tassate al 15% consentirebbero di guadagnare tra i 408 e i 510 euro, a seconda della tariffa applicata dalla Regione.
È ovvio che in questo modo nessun medico sarebbe disposto ad effettuare prestazioni aggiuntive di notte, considerando anche il disagio che di per sé lavorare di notte comporta", conclude.
REDAZIONE AISI
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