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Schillaci, con dl anti aggressioni più tutele per pubblico e privato.

Aggiornamento: 29 set

«Agire su cultura e rapporto medico-paziente. Abbiamo dato un’altra risposta concreta a tutela di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari.

Con l’approvazione del decreto legge sulle aggressioni , è immediatamente applicabile l’arresto in flagranza di reato anche differita per chi aggredisce un operatore sanitario. Abbiamo mantenuto un impegno preso con chi ogni giorno si dedica con competenza e dedizione alla cura dei cittadini e non merita di essere oggetto di violenza».


Lo dichiara il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo il via libera in Cdm al dl anti violenze. «Il decreto inoltre – aggiunge - inasprisce la pena per chi danneggia beni all’interno o all’esterno di una struttura sanitaria.


Non vogliamo più assistere a violenze nei confronti di donne e uomini del servizio sanitario ma neanche alla distruzione di pronto soccorso o reparti.


Queste misure si aggiungono alle altre già approvate lo scorso anno, a scopo preventivo e di deterrenza: sono aumentate le pene per gli aggressori, è già prevista la procedibilità d’ufficio, indipendentemente dalla denuncia di chi viene aggredito e sono stati potenziati i presidi di polizia negli ospedali.


Vogliamo che nelle strutture sanitarie e sociosanitarie si lavori in sicurezza – conclude il ministro - ma sappiamo che accanto a questi doverosi e necessari interventi occorre uno sforzo ancora maggiore sul piano culturale. Per questo continueremo a promuovere, insieme alle categorie, campagne per sensibilizzare i cittadini e rinsaldare il rapporto di fiducia tra paziente e medico».


Quanto alla clausola di invarianza di risorse prevista all’articolo 4 del decreto, «l’intenzione del Governo è di prevedere nella prossima legge di bilancio una norma, che ovviamente avrà adeguata copertura finanziaria, per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle parti delle strutture sanitarie maggiormente interessate finora» dalle aggressioni.


Lo ha promesso nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.


«Non la si è inserita in questo decreto legge -ha spiegato Mantovano - perché è necessario un confronto con le Regioni che hanno la preminente parte di competenze in materia di sanità e anche col Garante della privacy, trattandosi comunque di strutture le cui immagini richiedono delle cautele nell’utilizzo anche da parte delle forze di polizia.


Però dall’1 gennaio, quello che si può dire, saranno certamente disponibili i presupposti per poter estendere la videosorveglianza lì dove è necessario».


Il decreto legge - riassumono dal ministero - modifica gli articoli del codice di procedura penale 380 (arresto obbligatorio in flagranza) e 382 bis (arresto in flagranza differita): si estende l’arresto obbligatorio in flagranza anche agli atti di violenza che causano lesioni personali ai professionisti sanitari o che producono danni ai beni mobili e immobili destinati all’assistenza sanitaria, con la conseguente compromissione del servizio pubblico erogato dalle strutture.


Inoltre si applica l’arresto obbligatorio in flagranza, anche “differito”, ossia nelle quarantotto ore successive alla condotta delittuosa inequivocabilmente provata da documentazione videofotografica.La norma modifica anche l’articolo 365 del codice penale prevedendo una pena aggravata per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno o nelle pertinenze di strutture sanitarie o socio-sanitarie residenziali o semiresidenziali, pubbliche o private, compresi beni di medici e personale sanitario: reclusione da uno a cinque anni e multa fino a 10.000 euro e la pena è aumentata se il fatto è commesso da più persone riunite.


REDAZIONE AISI

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