Le criticità strutturali e le divisioni interne minacciano la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale. Necessario un cambio di passo per garantire equità, risorse adeguate e condizioni di lavoro migliori per i professionisti.

Il settore sanitario sta attraversando una fase di forte instabilità, caratterizzata da carenze strutturali, modelli contrattuali in discussione e tensioni tra le diverse anime della categoria medica. In questo quadro, il 25 gennaio ha segnato un momento significativo: un’inedita convergenza di istanze e rivendicazioni con un unico obiettivo condiviso, quello di salvaguardare il Servizio Sanitario Nazionale.
Se da un lato l’evento ha rappresentato un’occasione di unità, dall’altro ha evidenziato le profonde divergenze che ancora frenano una riforma efficace del sistema. Tra proposte per il rilancio della sanità pubblica e dibattiti sui modelli contrattuali, è emersa con forza la necessità di riaffermare il ruolo centrale dei medici, garantendo loro tutele adeguate e condizioni di lavoro sostenibili.
Tutele e finanziamenti: il nodo centrale per il futuro della sanità
Il punto di partenza per un rilancio concreto del sistema deve essere la valorizzazione del personale medico, motore imprescindibile per il funzionamento della sanità pubblica. Il confronto ha permesso di individuare principi chiave attorno ai quali costruire il futuro del settore:
Equità nell’accesso alle cure
Sostenibilità economica e finanziamenti adeguati
Condizioni di lavoro dignitose e contratti tutelanti
Riconoscimento del valore professionale dei medici
Sono questi gli elementi imprescindibili per evitare un ulteriore indebolimento del sistema sanitario e garantire un servizio efficiente ai cittadini.
Le divisioni interne e il rischio di un’occasione sprecata
Nonostante il valore simbolico della giornata di mobilitazione, le divergenze tra i vari attori del settore non hanno tardato a riemergere. La discussione si è concentrata sulla natura contrattuale della professione medica, con posizioni discordanti che hanno rischiato di distogliere l’attenzione dalle priorità reali: garanzie lavorative, organizzazione e retribuzione.
In questo contesto, è emerso un ulteriore elemento critico: il peso delle casse previdenziali, il cui destino è strettamente legato a qualsiasi cambiamento nel modello contrattuale della professione medica. La gestione della previdenza incide sulle scelte strategiche, rendendo ancora più complesso il raggiungimento di un accordo condiviso.
Sanità pubblica al bivio: necessario un tavolo di confronto aperto
L’occasione del 25 gennaio avrebbe potuto segnare l’inizio di un percorso di reale cambiamento, con una strategia condivisa per affrontare le criticità del sistema.
Tuttavia, le divisioni interne hanno ostacolato la possibilità di avanzare con una proposta unitaria e forte.
Per evitare di disperdere il valore di questo momento di mobilitazione, è essenziale aprire un confronto ampio e costruttivo, capace di coinvolgere tutti gli attori del settore. Un tavolo di lavoro che metta al centro le reali necessità dei medici e la sostenibilità del sistema sanitario, senza pregiudizi e senza posizioni ideologiche preconcette.
Perché il futuro della sanità pubblica non può più essere rimandato.
REDAZIONE AISI
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