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Riforma dei medici di famiglia: le regioni spingono per un decreto entro febbraio

Immagine del redattore: AISIAISI

Le regioni accelerano sul progetto di riforma che punta a coinvolgere i medici di famiglia nelle nuove Case di comunità, previste in oltre 1400 unità entro la metà del 2026, con un investimento di 2 miliardi finanziato dal Pnrr. La priorità è garantire che queste strutture non restino inutilizzate, come sta accadendo per molte delle oltre 400 già operative, dove i servizi sono ancora insufficienti a causa della carenza di personale sanitario.

Il piano, frutto della collaborazione tra il ministero della Salute e le regioni, potrebbe concretizzarsi in un decreto entro febbraio, rendendo subito attuative le nuove misure. L'obiettivo principale è modificare il rapporto di lavoro per i nuovi medici di famiglia, che potrebbero diventare dipendenti, consentendo la loro assegnazione diretta alle Case di comunità e ai distretti. Questo segnerebbe una svolta rispetto al modello attuale, in cui i medici operano come liberi professionisti convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, assistendo un numero massimo di 1500 pazienti e percependo mediamente oltre 100mila euro l'anno, da cui vanno sottratti i costi dello studio e le imposte.


Incontro tecnico e i prossimi passi

Ieri, i rappresentanti tecnici delle regioni e quelli del ministero si sono riuniti per definire il percorso della riforma e torneranno a incontrarsi la prossima settimana, alla presenza del ministro Orazio Schillaci, attualmente impegnato al World Economic Forum di Davos. Il ministro da tempo sottolinea l'urgenza di una riforma per potenziare la sanità territoriale, cruciale soprattutto dopo le difficoltà emerse durante la pandemia.

Un gruppo di lavoro ristretto ha già redatto una bozza preliminare con oltre dieci articoli, destinata a diventare il punto di partenza per il decreto legge. I principi cardine comprendono l'assunzione come dipendenti dei giovani medici di famiglia – con la possibilità per ogni regione di decidere se rendere questa scelta obbligatoria o facoltativa – e l'obbligo per i medici già in convenzione di destinare un certo numero di ore alle Case di comunità e ai distretti: 14-16 ore settimanali per chi raggiunge il massimale di assistiti, con un monte ore maggiore per chi ne ha meno.


Cambiamenti nella formazione

In parallelo, si valuta una riforma della formazione dei medici di famiglia, che passerebbe da competenza regionale a universitaria, allineandosi al percorso formativo di altre specializzazioni.


Dialogo con i medici

Prima di presentare il decreto al consiglio dei ministri, il ministero incontrerà i rappresentanti della categoria, che sabato prossimo prenderanno parte a una mobilitazione nazionale insieme ai sindacati degli altri operatori sanitari, inclusi gli ospedalieri. Tra i temi sul tavolo ci sarà sicuramente anche questa riforma, che riprende in parte il tentativo fallito durante il governo Draghi con l'ex ministro Roberto Speranza. Ora, con i tempi sempre più stretti, resta da capire se questa sarà davvero l'occasione per concretizzare il progetto.


REDAZIONE AISI

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