Quali sono le migliori regioni per la sanità in Italia? A rivelarlo sono i risultati del nuovo rapporto del Crea Sanità che ma valutato le regioni e le province autonome del nostro Paese su indicatori che misurano l’opportunità di tutela socio-sanitaria offerta ai cittadini.
Tra gli indicatori troviamo gli accessi al Pronto Soccorso, le prestazioni specialistiche eseguite nei tempi, la quantità di persone che rinunciano alle cure, la prevenzione vaccinale, la speranza di vita over 64 e l’indice di salute mentale.
Le regioni sono state valutate anche in base alla spesa sanitaria, sia pubblica che privata e alla percentuale di persone fragili che ricevono misure per l’integrazione sociale.
Nessuna regione italiana ha raggiunto risultati eccezionali (espressi in percentuali che vanno da 0 a 100) e si nota una grande spaccatura a livello territoriale tra il Nord e il Sud. Le regioni settentrionali sono quelle che hanno ottenuti i risultati migliori, mentre la media nazionale scende al centro e precipita in alcune zone del Meridione.
In quasi la metà delle Regioni italiane, la sanità è in difficoltà e fornisce prestazioni di qualità medio-bassa o bassa. Un nuovo rapporto di Crea (Centro per la ricerca economica applicata) Sanità mostra che le opportunità di ricevere servizi sanitari non è uguale in tutta la penisola, anzi. Al primo posto c'è il Veneto, all'ultimo la Calabria, e la differenza tra le due è decisamente ampia.
È vero che negli ultimi cinque anni il divario tra Nord e Sud si è ridotto, ma resta comunque una distanza netta tra le Regioni settentrionali e quelle centro-meridionali. Un dato che alimenta i dubbi sull'autonomia differenziata, la riforma approvata questa settimana dal Parlamento. Proprio sull'autonomia differenziata, peraltro, il Crea ha iniziato ad attivarsi: il Centro ha sviluppato un metodo con cui potrà, in futuro, paragonare le Regioni che ottengono l'autonomia sulla sanità con quelle che non la prendono, in modo da verificare se effettivamente le diseguaglianze aumentino o no. Per il momento, però, nessuna amministrazione ha avuto la possibilità di farlo.
Cosa ha misurato il rapporto e la classifica delle Regioni.
Il rapporto Crea ha messo in fila i dati su venti indicatori diversi per tutte le Regioni e le Province autonome italiane, per misurare la "opportunità di tutela socio-sanitaria offerta ai propri cittadini". Si va dagli accessi al Pronto soccorso, la prevenzione vaccinale e prestazioni specialistiche eseguite nei tempi, alla quantità di persone che rinunciano alle cure, l'indice di salute mentale, la speranza di vita degli over 65. E ancora l'utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico, la spesa sanitaria pubblica e quella dei privati, la percentuale di persone fragili che ricevono misure per l'integrazione sociale.
Autonomia, quali sono le materie che possono essere già trasferite alle Regioni e come funzionerà.
Considerando tutto questo, nessuna Regione ottiene risultati eccezionali – considerando che il 100% sia il miglior risultato possibile, il Veneto al primo posto arriva al 60%. Ma è molto evidente la spaccatura del Paese in due. Tutte le Regioni del Nord finiscono per avere i risultati migliori, mentre al Centro la percentuale media scende e le Regioni con i risultati più critici si concentrano al Sud. Il rapporto spiega che ci sono sostanzialmente quattro gruppi ben distinti:
Le eccellenze, per così dire, sono Veneto, Piemonte, Toscana e Provincia autonoma di Bolzano. Nel complesso, qui abitano 13,3 milioni di cittadini: si tratta degli italiani che in media riescono a ricevere le migliori prestazioni sanitaria nel Paese.
Subito al di sotto c'è un gruppo di Regioni con prestazioni sotto il 50% comunque sopra la media nazionale, che è al 43,8%: Provincia autonoma di Trento, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Valle D'Aosta, Lombardia, Liguria. Si parla complessiva di 19,3 milioni di residenti.
C'è poi il gruppo di Regioni che hanno un livello di prestazioni tra il 37% e il 44%: Sardegna, Campania, Lazio, Abruzzo, Umbria e Puglia, che in tutto hanno 18,9 milioni di abitanti.
Infine, i risultati peggiori sono in Sicilia, Molise, Basilicata e Calabria con il 26%. Qui ci sono circa 7,5 milioni di abitanti.
I punteggi delle Regioni nel rapporto Crea Sanità 2024. Come sottolineato dal rapporto, "il divario fra la prima e l’ultima Regione è decisamente rilevante", e una Regione su tre non arriva nemmeno al 40%. Peraltro, questa separazione non è una novità: da anni i dati confermano che, sia in tema di eccellenze che di prestazioni peggiori, la composizione dei gruppi resta "pressoché costante" nel tempo.
Negli ultimi cinque anni il Sud ha recuperato, ma il gap da colmare resta enorme. Un dato positivo, guardando al periodo passato, è che dopo la pandemia la ripresa del sistema sanitario nazionale c'è stata. Negli ultimi cinque anni, infatti, nel complesso il livello di performance misurato dal rapporto è migliorato del 46%. E, per di più, a migliorare sono state soprattutto le Regioni del Sud, con un +75,9% in media (oltre il doppio di quelle del Centro, con un +37,4%).
Questo porta a due conclusioni. Da una parte, forse anche grazie all'intervento statale obbligato dalla pandemia di Covid-19, negli ultimi anni c'è stata una "significativa riduzione delle distanze in termini di opportunità di tutela della salute fra Meridione e Settentrione". Dall'altra, però, nonostante sia stato un periodo di miglioramento e ci sia moltissimo margine di crescita (va ricordato che la Regione migliore, il Veneto, è appena al 60%) chi si trovava nelle condizioni migliori non riuscito a "registrare significativi passi avanti". Secondo lo studio, probabilmente questo è dovuto a "limiti strutturali nell’attuale assetto del sistema sanitario".
REDAZIONE AISI
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