Le previsioni su Parigi, durante il periodo delle prossime Olimpiadi, mettono in allarme il mondo dello sport.
Un'ondata di caldo anomalo si abbatterà sulla capitale francese, dove si registreranno temperature molto più alte della precedente edizione dei Giochi a Tokyo. Afa, umidità e condizioni generali proibitive coniugano allarme e preoccupazione dopo il rapporto dell'agenzia meteorologica nazionale transalpina che fa il paio con il dossier "Rings of Fire: Heat Risks at the 2024 Paris Olympics" redatto con il contributo di una serie di associazioni ambientaliste.
Il clima estremo rappresenta un pericolo per la salute degli atleti, aumentando il rischio considerando la situazione di forte stress a cui il corpo sarà sottoposto in un contesto ‘infernale' per le temperature a tal punto critiche da superare perfino i record negativi toccati in Giappone. Allora la colonnina di mercurio superò già i 34° con un livello di umidità pari al 70%, a Parigi le cose potrebbero peggiorare ulteriormente.
Oltre a scottature e problemi muscolari, gli olimpionici rischiano colpi di calore o, nella peggiore delle ipotesi, di collassare per problemi cardiaci conseguenti allo sforzo fisico intenso e prolungato durante le gare.
Il giocatore britannico di rugby a sette maschile Jamie Farndale ha espresso forte preoccupazione: "Quello che facciamo è spingerci oltre i nostri limiti – è la riflessione riportata in un articolo della Reuters – e se dobbiamo farlo in condizioni non sicure è anche peggio". Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha fatto sapere che tra le numerose contromisure individuate, una prevedeva la revisione del programma delle gare che sarà pianificato in maniera tale da assicurare tutela e prevenzioni massime per gli atleti. "Per i Giochi Olimpici – ha ammesso un portavoce del CIO -, fornire agli atleti e agli spettatori le migliori e più sicure condizioni possibili è una priorità assoluta".
A sollevare timori è stato anche il marciatore australiano, Rhydian Cowley, che a Parigi prenderà parte alla terza Olimpiade della carriera. "Il caldo estremo è un killer silenzioso per la popolazione generale e può essere rischioso ancora più rischioso per gli atleti". Sulla stessa slunghezza d'onda anche la giavellottista Kelsey-Lee Barber, medaglia di bronzo a Tokyo e due volte campionessa del mondo: "Ci siamo abituati all'idea di competere in condizioni di caldo estremo ma credo che dovrebbe esserci maggiore consapevolezza al riguardo".
La chiosa è affidata a Sebastian Coe, presidente della World Athletics e 2 volte medaglia d’oro olimpica. Ha parlato dei riflessi del riscaldamento globale sugli atleti il cui livello di sofferenza è raccolto in un ventaglio di problemi che incidono sulle prestazioni: possono essere minori (come il ‘semplice' disturbo del sonno) oppure portare a conseguenze ben più gravi.
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