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Oblio oncologico: tutto quello ch c'è da sapere

La legge sull’oblio oncologico è finalmente completa. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero della Salute con le indicazioni per ottenere il certificato di oblio oncologico, avvenuta lo scorso 30 luglio, garantisce ora, realmente, a tutti gli ex pazienti oncologici il diritto di non essere discriminati in nessun ambito della propria vita a causa della malattia.

Un principio sancito già dalla legge del 2023, ma che attendeva gli ultimi decreti attuativi per diventare operativo in alcuni ambiti estremamente specifici. Vediamo quindi a chi può servire la certificazione, come ottenerla e perché.


Oblio oncologico: che significa?

Chiedere un mutuo in banca, partecipare ad un concorso, anche adottare un bambino non sarà più un ostacolo per le persone che sono guarite da un tumore. Dall'Aula del Senato è arrivato il via libero definito alla legge sull'oblio oncologico, dopo l'ok già ricevuto dalla Camera, con 139 voti favorevoli. Un lungo applauso con i senatori in piedi ha seguito il voto dell'assemblea. Plaudono oncologi e associazioni ed il ministro della Salute Orazio Schillaci parla di una "una legge di civiltà". 


Per diritto all’oblio oncologico si intende il diritto delle persone guarite da un tumore di non fornire informazioni né subire indagini in merito alla propria pregressa condizione patologica.

La legge da poco approvata introduce il diritto all’oblio a seguito di guarigione e si applica qualora il trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da più di 10 anni alla data della richiesta o dopo 5 anni nel caso in cui la patologia sia insorta prima del compimento del ventunesimo anno di età.


In particolare, le persone che hanno sconfitto un tumore non saranno più tenute a fornire informazioni sulla malattia pregressa per accedere a servizi bancari, finanziari e assicurativi, a procedure concorsuali, al lavoro e alla formazione professionale.

A vigilare sull’applicazione delle disposizioni di legge sarà il Garante per la protezione dei dati personali.


La certificazione

Il nuovo decreto, lo dicevamo, era previsto già nella legge sull’oblio oncologico dell’aprile 2023. E riporta le modalità con cui fare richiesta della certificazione di oblio oncologico. Come ottenerla è chiarito nell’articolo 1 del nuovo decreto, che stabilisce che “il soggetto interessato, già paziente oncologico", presenti “istanza eventualmente corredata dalla relativa documentazione medica, di rilascio del certificato che attesta l'avvenuto oblio oncologico, a una struttura sanitaria pubblica o privata accreditata o ad un medico dipendente del Servizio sanitario nazionale nella disciplina attinente alla patologia oncologica di cui si chiede l'oblio o al medico di medicina generale oppure al pediatra di libera scelta, che forniscono all'interessato le informazioni di cui all'art. 13 del regolamento (UE) 2016/679”.


Come riportato nell’articolo 2, la certificazione è rilasciata entro 30 giorni dalla richiesta senza oneri finanziari per il richiedente, nei casi in cui sussistano i presupposti temporali (una malattia il cui trattamento attivo si è concluso, senza comparsa di recidive, da almeno 10 anni, ridotti a cinque nel caso di patologie insorte prima del 21esimo anni di età) previsti dalla legge del 2023, e dai successivi decreti attuativi che hanno stabilito finestre temporali ridotte per specifiche patologie oncologiche.


Chi ne avrà bisogno?

Come dicevamo, la certificazione introdotta dal nuovo decreto non servirà a tutti gli ex pazienti.


Ed è anzi uno strumento indirizzato a una minoranza di persone: chi prima dell’entrata in vigore della legge sull’oblio oncologico aveva già in essere assicurazioni, mutui, o qualunque tipo di contratto (anche tra privati) i cui termini risultavano peggiorativi nel confronti dell’ex paziente a causa della patologia oncologica da cui era già guarito nei termini della nuova legge. Il certificato è quindi un requisito tecnico, necessario per poter rinegoziare i termini contrattuali discriminanti nei confronti degli ex pazienti.


“Serve esclusivamente ad una precisa minoranza di ex pazienti oncologici, ovvero a coloro che hanno già dei contratti o delle assicurazioni in essere e che hanno la necessità di modificarne le clausole in qualche modo peggiorative”, ha spiegato Franco Perrone, Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) intervistato dall’Ansa. Per la maggior parte degli ex malati oncologici, dunque, la richiesta della certificazione è assolutamente non necessaria.


L’oblio è già un diritto – ha sottolineato Perrone – “ed è sancito dalla legge approvata il 5 dicembre 2023 che tutela gli ex pazienti oncologici dalle discriminazioni legate alla malattia. La legge prevede infatti che queste persone non siano più obbligate, trascorso il lasso di tempo dal termine dei trattamenti indicato per le varie neoplasie e che può variare da 1 a 5 o 10 anni, a fornire informazioni né a subire indagini in merito alla propria pregressa neoplasia”.


REDAZIONE AISI

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