Il via libera della VII Commissione del Senato sul disegno di legge delega che rivede le modalità di accesso ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria è stato accompagnato da grande entusiasmo da parte del Governo, ma da forti dubbi da parte del mondo sanitario.

Se il ministro dell'Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini parla di “passo storico per garantire a tutti i ragazzi l'opportunità di diventare professionisti in ambito medico”, al contrario, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli la reputa “una scelta che non risolve i problemi, ma può complicarli e peggiorare il futuro dei giovani che scelgono di indossare il camice bianco".
Tra le principali criticità sollevate dal mondo sanitario ci sono:
l’assenza di spazi adeguati negli atenei italiani per accogliere così stati studenti,
la mancanza di personale che possa dedicarsi ai neo medici.
la poca chiarezza delle modalità da adottare per superare il semestre che consenta di accedere ufficialmente alla facoltà.
A porre dubbi sulla validità della scelta del Governo è anche Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva dell'università Statale di Milano.
"Bisognerà capire come organizzare gli spazi e la didattica, e quale modalità adottare per decidere chi può superare il semestre-filtro" e continuare gli studi a Medicina. Se da un lato era giusto cambiare, riflette Pregliasco, dall'altro "non bisogna, com'è stato nel passato, ai miei tempi, far entrare tutti ritrovandosi poi con una pletora medica". Passare a un primo semestre libero, aperto a tutti, pone il problema di "strutturare la didattica e gli ambienti per assicurare che i giovani, di cui oggi più che mai abbiamo tanto bisogno, riescano a seguire al meglio i loro studi.
Sarà necessaria un'organizzazione adeguata, perché" con la riforma descritta "i colleghi docenti del primo anno saranno sottoposti a una maggiore pressione, rispetto alla capacità di far fronte a una quota sicuramente rilevante di studenti.
Ci dovranno essere naturalmente dei decreti" e in quella sede l'esperto auspica "un accompagnamento dei giovani, una modalità di tutoraggio che riesca appunto a portare avanti chi davvero ha passione e voglia di fare questo nostro bellissimo mestiere".
Perlomeno, "al termine del semestre-filtro dovrà esserci" per Pregliasco "una modalità di selezione omogenea sul territorio nazionale". "Noi continuiamo a ritenere questo provvedimento non risolutivo dei problemi della nostra categoria.
Forse un supplemento di riflessione non farebbe male", aggiunge Anelli, anche perché, secondo il presidente dei camici bianchi italiani, siamo già in una situazione in cui un numero di medici sarà presto superiore al fabbisogno.
"Dal 2027 - continua il presidente Fnomceo - finisce la gobba pensionistica, quindi avremo un aumento del numero dei laureati maggiore di quelli che vanno in pensione. Fino ad arrivare, nel 2030, a un'inversione del rapporto con un numero di medici disoccupati elevato e dovremo cercare il modo per occuparli.
Anche per rispettare i giovani che devono affrontare un percorso formativo di 10 anni, sarebbe ingiusto per loro e svantaggioso per il Paese se si trovassero in condizioni di non trovare un adeguato posto di lavoro".
Totalmente contrario allo stop al numero chiuso è l'epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all'università del Salento. “È una pessima idea che non risolve alcun problema. Gli atenei italiani hanno fortissimi problemi di spazi e di personale. Come faranno a gestire il 'semestre filtro'? Facendo lezione nei cinema? Con quali docenti, visto che il fondo di finanziamento è stato per giunta tagliato?".
Per Lopalco "rischiamo solo di illudere una platea di ragazzi che comunque si vedranno la strada sbarrata non da un concorso con regole uguali per tutti, ma, magari, da un paio di docenti che usano metodi e criteri di selezione diversi da ateneo ad ateneo".
Ad accogliere, invece, con entusiasmo la scelta del Governo è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
“È una big news e soprattutto una good news – la definisce Bassetti - Finalmente devo dire che sono stati onorati gli impegni. Io lo sostengo da tanti anni che il test di ammissione a Medicina, così come era fatto, non aveva nessun senso: era soltanto un quizificio che finiva col premiare chi poteva investire di più nei test, cioè nei corsi che venivano fatti anche online.
In pratica, più pagavi e più avevi la possibilità di entrare, esattamente il contrario di quello che dovrebbe essere un test meritocratico che premia veramente l'intelligenza dei ragazzi e la qualità".
REDAZIONE AISI
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