Oltre 778 richieste di fuga all'estero, dal 5 agosto al 10 settembre di quest'anno, sono giunte ad Amsi da parte di professionisti sanitari. Molti non si sentono sicuri e tutelati.
Il rischio di aggressioni fisiche e verbali fa scappare i medici all'estero. "Oltre 778 richieste di fuga all'estero, dal 5 agosto al 10 settembre di quest'anno, sono giunte a noi di Amsi da parte di professionisti sanitari.
La prima causa di richiesta di abbandonare il nostro sistema sanitario è proprio il vortice di violenze, aumentate del 38%, il 43% decide di andare lavorare all'estero perché non si sente sicuro e tutelato, non si sente protetto dalle istituzioni e percepisce".
Lo sottolinea in una nota Foad Aodi, presidente Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) e del Movimento Uniti per Unire e dell'Umem, Unione Medica Euromediterranea.
"In un momento così delicato e cruciale per il presente e il futuro dei nostri professionisti sanitari, alle prese con un escalation di violenze che mai, nell'ultimo decennio, era stata caratterizzata da un numero così elevato di aggressioni, noi di Amsi, con Umem, e il Movimento Internazionale Uniti per Unire - aggiunge Aodi - offriamo il nostro pieno appoggio e sostegno alla manifestazione di protesta che si è svolta questa mattina a Foggia, organizzata dai sindacati dei medici Anaao e Cimo".
"Da parte nostra, non c'è mai stato un solo momento in cui, con le nostre indagini e statistiche, non abbiamo evidenziato ai media e alla collettività che il rapporto di fiducia tra i professionisti e i cittadini si stava e si sta tutt'ora sgretolando - denuncia - con i pazienti e le loro famiglie che addossano a medici e infermieri tutte le responsabilità dei disagi e dei disservizi, avendoli trasformati nel capro espiatorio delle lunghe attese nei pronto soccorsi, nei tempi biblici che occorrono per un esame, una visita e un ricovero, ritenendoli i principali colpevoli di una sanità pubblica fin troppo in affanno".
Oltre 778 richieste di fuga all'estero, dal 5 agosto al 10 settembre di quest'anno, "sono giunte a noi di Amsi da parte di professionisti sanitari, ed è chiaro che una delle prime ragioni del 'desiderio' di abbandonare il nostro sistema sanitario è la preoccupante scarsa sicurezza che da tempo è presente negli ospedali e che, giorno dopo giorno, si è sempre più aggravata. Ieri - ricorda Aodi - i calci e i pugni, poi i tentativi di strangolamento, le minacce di morte, con il 70% delle aggressioni che vede vittime le donne della nostra sanità".
REDAZIONE AISI
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