L'Agenzia italiana del farmaco e l’Istituto superiore di sanità hanno fatto il punto a pochi giorni dalla Giornata mondiale dedicata a queste malattie, in calendario il 30 gennaio

Si chiamano malattie tropicali neglette perché, nonostante siano responsabili di centinaia di migliaia di morti e si stima colpiscano 1,6 miliardi di persone, si fa poco o niente per contrastarle nei Paesi poveri dove, tra malnutrizione e assistenza sanitaria pressoché inesistente, trovano terreno fertile.
La maggior parte è direttamente trasmessa nel territorio italiano, dove almeno 4-5mila persone ne sono interessate: 693 casi (213 autoctoni) di dengue nel 2024, 600 quelli di malattia di Chagas dal 1998, con l'echinococcosi cistica come Ntd più rilevante in Italia (15 casi/milione di abitanti). Una questione umanitaria, ma che riguarda anche la salute globale, dal momento che molte di queste patologie, ad esempio la Dengue, si stanno espandendo in altre aree, Italia compresa. Sul tema l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e Istituto superiore di sanità (Iss) hanno fatto il punto a pochi giorni dalla Giornata mondiale dedicata a queste malattie, in calendario il 30 gennaio.
Si tratta di 21 gruppi di malattie estremamente eterogenee, diffuse in particolar modo nelle aree tropicali più povere. A causarle sono una varietà di agenti patogeni: virus, batteri, protozoi, elminti, funghi e tossine. Malattie come la scabbia, la lebbra, la leishmaniosi, l'echinococcosi causata da patogeni che infettano l'organismo o le ormai note anche in Italia Dengue e Chikungunya. Patologie che si diffondono sempre più anche a causa dei cambiamenti climatici, il turismo e la globalizzazione, oltre che da fame, carenze di medicinali e condizioni igienico/sanitarie quantomeno precarie.
“Dobbiamo sorvegliare la loro circolazione e attivarci quando necessario, lavorando per rimuovere le cause che aumentano la diffusione dei patogeni e rendono gravi anche infezioni banali legate a povertà, malnutrizione e impossibilità di fare diagnosi" spiega la direttrice del dipartimento Malattie infettive Iss Anna Teresa Palamara. Altrimenti "non solo virus e batteri arriveranno più facilmente nei nostri Paesi, ma mutazioni e ricombinazioni genetiche finiranno per far emergere infezioni sconosciute ai nostri sistemi immunitari e senza terapie adatte a contrastarle".
L'Oms va avanti sulla strada tracciata dalla road map per il periodo 2021-2030, che definisce un piano strategico completo per garantire che le malattie neglette siano controllate, eliminate o eradicare entro il 2030. Anche se, a causa della riduzione degli investimenti e altre sfide, tali obiettivi, che sono in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, rischiano di non essere raggiunti.
I fattori, nuovi o preesistenti, che ostacolano i programmi globali sulle malattie neglette includono: un cambiamento del panorama dei finanziamenti, un impegno irregolare da parte dei Paesi, capacità e competenze in diminuzione, progressi disomogenei tra Paesi endemici, difficoltà nella raccolta sistematica di dati, lacune in termini di conoscenze, farmaci, diagnostica, oltre alle migrazioni e ai conflitti.
Anche il cambiamento climatico rappresenta una minaccia crescente, in particolare per le malattie trasmesse da vettori.
L'Oms sta affrontando queste sfide attraverso varie iniziative, tra cui: la stima dei costi degli interventi necessari per raggiungere gli obiettivi del 2030, ai fini della pianificazione e mobilitazione delle risorse; l'espansione degli strumenti digitali per lo sviluppo delle capacità di contrasto; il rafforzamento del monitoraggio e della valutazione programmatica nonché dei sistemi di gestione dei dati; l'identificazione delle principali lacune attraverso un piano di ricerca e sviluppo e la promozione di azioni mirate per colmarle; l'analisi dell'impatto dei cambiamenti climatici e il conseguente adattamento degli interventi di controllo delle malattie. Una serie di obiettivi che, in occasione della Giornata mondiale delle malattie neglette 2025, l'Oms invita a inserire nell'agenda dei leader politici, delle istituzioni sanitarie e della ricerca.
REDAZIONE AISI
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