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Malattie infettive, Ecdc: Mpox non è il nuovo Covid ma bisogna essere preparati

Il rischio complessivo" rappresentato da Mpox per la popolazione generale nell'Unione Europea rimane basso: lo ha ribadito l'Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.

"Sulla base della situazione attuale, il rischio complessivo" rappresentato da Mpox per la popolazione generale in Ue "rimane basso". Lo ha ribadito la direttrice dell'Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Pamela Rendi-Wagner, intervenendo in un confronto nella Commissione per l'ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo.


"Mpox non è il nuovo Covid-19" ha sottolineato nel suo intervento. Per via degli sviluppi rapidi dell'epidemia in Africa, in particolare nella Repubblica democratica del Congo, e delle incertezze sulla situazione, "l'Ecdc ha immediatamente aggiornato la sua valutazione di rischio per Mpox che è stata pubblicata due settimane fa - ha spiegato la direttrice - Il principale risultato è stato appunto che il rischio complessivo per la popolazione generale in Ue rimane basso".


Finora c'è stato "solo 1 caso importato del clade 1b del virus", il ceppo emergente in Africa, segnalato "a Stoccolma in Svezia il 15 agosto in una persona che aveva una recente storia di viaggio in un Paese africano. Ma dobbiamo essere preparati al fatto che si verificheranno altri casi importati in Ue".


"Ecco perché è così importante per i Paesi europei essere pronti a rilevare le infezioni più rapidamente possibile, per prevenire un'ulteriore diffusione in Europa". Rendi-Wagner ha ricordato le differenze fra il clade 2, che ha guidato l'epidemia del 2022 in Europa e a livello globale, "principalmente trasmesso tramite contatti sessuali a quel tempo" e il clade 1.


"Da novembre 2023 abbiamo visto un notevole aumento di Mpox nella Repubblica democratica del Congo in Africa e la diffusione a Paesi vicini" del clade 1 caratterizzato da "una patologia più severa e un tasso di mortalità più alto".


Questo ceppo "ha altre rotte di trasmissione più comuni: contatti stretti in famiglia o trasmissione zoonotica e spesso questo accade ai bimbi. I dati mostrano che il clade 1b riguarda di più la popolazione anziana e il clade 1a maggiormente i bambini".


In ogni caso, ha precisato la direttrice dell'Ecdc, "ci sono molte domande aperte al momento, anche sulla trasmissibilità e severità della malattia del nuovo calde 1b. E si sospetta anche che l'epidemia in Africa sia più per via di una sottorilevazione" dei casi.


Le aree di azione

Per l'Ecdc ci sono "due importanti aree di azione", ha elencato Rendi-Wagner: "Supportare gli Stati membri nella preparazione e risposta alla situazione di Mpox", e questo include una collaborazione con la Commissione europea, con l'Agenzia europea del farmaco Ema, con Hera (Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie) e l'Organizzazione mondiale della sanità.


E poi c'è l'azione "sul campo in Africa, nella Repubblica democratica del Congo", dove sono stati schierati "esperti Ecdc. Questo è importante per supportare" le aree colpite e contribuire "a mitigare l'epidemia, a controllarla evitando la diffusione in altri continenti e per imparare di più sul nuovo clade colmando l'attuale gap di conoscenza".


Le raccomandazioni per l'Ue sono di "aumentare la consapevolezza" sulla malattia tra gli operatori sanitari e nel pubblico, implementare e rendere effettiva "la preparazione e la capacità" in termini di "sorveglianza, test di laboratorio, sequenziamento genomico e contact tracing".


E ancora, "fornire informazioni ai viaggiatori" diretti in aree a rischio "sulle misure preventive, come evitare il contatto con animali selvatici o evitare il contatto con persone che potrebbero essere casi sospetti. In aggiunta, la vaccinazione dovrebbe essere considerata per i viaggiatori europei che vanno in aree di circolazione del virus, specialmente per le persone più a rischio di esiti gravi" dall'infezione.

"Mpox, va tenuto a mente, non è il nuovo Covid-19", ha ripetuto in conclusione Rendi-Wagner: questi due virus "si diffondono in modi diversi e hanno rischi completamente diversi. Ma bisogna essere preparati".


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