"Regioni ben lontane dalla trasparenza sui tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali".
Ad oggi sono soltanto 6 le Regioni/Province autonome che garantiscono online informazioni chiare e complete. Risultano promosse a pieni voti solo Pa di Bolzano, Valle d'Aosta, Veneto, Toscana, Umbria e al Sud solamente la Puglia.
È il quadro disegnato dalla Fondazione Gimbe, in un'analisi presentata a Bari in occasione del Forum Mediterraneo in Sanità 2024.
"I tempi di attesa sono il sintomo più grave ed evidente della crisi organizzativa e professionale del Servizio sanitario nazionale - afferma il presidente di Gimbe, Nino Cartabellotta - Questo crea pesanti disagi per i pazienti, peggiora gli esiti di salute e fa lievitare la spesa privata, che impoverisce le famiglie e può portare anche a rinunciare alle cure.
Ma paradossalmente, a fronte della rilevanza del problema, non esiste una rendicontazione pubblica completa e trasparente sui tempi di attesa". Per monitorarli in modo rigoroso e uniforme su tutto il territorio, il recente Dl Liste attesa ha previsto l'istituzione presso l'Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas) della Piattaforma nazionale per le liste d'attesa.
Per Cartabellotta è "l'unica vera novità del decreto, ma la sua realizzazione dipende strettamente dall'eterogeneità e dalla trasparenza delle piattaforme regionali sulle liste di attesa e, ancor prima, dalla pubblicazione di linee guida nazionali che devono ancora essere definite da un decreto attuativo".
Il Piano nazionale di gestione delle liste di attesa (Pngla) 2019-2021, ricorda Gimbe, aveva già previsto che i siti web regionali e aziendali pubblicassero informazioni sui tempi di attesa. Tuttavia, solo il 25 gennaio 2024 è stato siglato un accordo Stato-Regioni sulle linee di indirizzo che stabiliscono le modalità per rendere questi dati accessibili ai cittadini.
Pertanto, prosegue Cartabellotta, "in attesa del monitoraggio ufficiale del ministero della Salute, la Fondazione Gimbe ha scattato una prima istantanea sulla completezza e trasparenza dei dati pubblicati da Regioni e Pa relativi al monitoraggio ex-ante dei tempi di attesa, che rileva in un determinato periodo la differenza in giorni tra data di prenotazione e data assegnata per l'erogazione della prestazione.
L'obiettivo dell'analisi - precisa il presidente - non è creare una 'classifica' tra le Regioni, bensì di identificare le aree di miglioramento dei loro portali web, con l'obiettivo di renderli davvero trasparenti e fruibili per i cittadini".
A partire dai requisiti elaborati dal ministero della Salute sul monitoraggio ex-ante delle prestazioni ambulatoriali - spiega la Fondazione Gimbe illustrando i metodi dell'analisi - è stato definito un set standardizzato di indicatori e ne è stata verificata la disponibilità sui siti web di Regioni e Province autonome.
I portali regionali unici sui tempi di attesa - un "elemento essenziale di trasparenza per cittadini e ricercatori", puntualizza Cartabellotta - sono stati individuati navigando i siti di Regioni e Pa, e in caso di mancato reperimento è stata effettuata una verifica tramite motori di ricerca online.
Dall'analisi, premette Gimbe, sono state escluse 7 Regioni/Pa: Basilicata, Campania e Lombardia, perché non dispongono di un portale unico con i dati del monitoraggio ex-ante, ma rimandano ai siti delle singole aziende sanitarie; Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Pa di Trento e Sicilia perché, pur avendo un portale regionale unico, per il monitoraggio ex-ante riportano solo il dato storico, antecedente al 31 dicembre 2023.
Le 13 Regioni e la Pa di Bolzano che dispongono del portale unico sono state valutate in base a 5 parametri: modalità di visualizzazione dei dati (aggregati a livello regionale e/o per singola azienda sanitaria); numero di prestazioni monitorate; tempo di attesa medio; percentuale di rispetto dei tempi previsti per ciascuna classe di priorità (breve, differibile, programmata); possibilità di confrontare le performance tra aziende sanitarie.
Ne è emerso "un quadro molto eterogeneo", una "situazione molto variegata con rilevanti margini di miglioramento", commenta Carabellotta. "Solo 6 Regioni rispettano tutte le dimensioni oggetto di valutazione: Pa di Bolzano, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto".
REDAZIONE AISI
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