Per il direttore della Prevenzione del ministero della Salute “conviene aspettare che arrivino i vaccini aggiornati sulle ultime varianti. Il via libera lo deve dare l'Ema”, l'Agenzia europea del farmaco. “Comunque non credo saranno disponibili prima dell'autunno”.
La ripresa del Covid “non deve assolutamente allarmarci” per Francesco Vaia, direttore della Prevenzione del ministero della Salute. In un'intervista a ‘La Stampa’ tranquillizza sul rialzo dei numeri in Italia e ribadisce che “la stagione degli obblighi è finita”. Ma per l'autunno, sottolinea, “è bene che anziani e fragili tornino a vaccinarsi”.
“Il rialzo dei casi di questi giorni - spiega Vaia - impone sicuramente di prestare maggiore attenzione, anzitutto attraverso il monitoraggio costante e la messa in sicurezza dei più fragili. Lo ribadiamo ancora una volta: si tratta di un virus che è debole con i forti e forte con i deboli. I giovani e gli adulti in buone condizioni di salute non corrono grandi rischi di sviluppare complicazioni.
Chi è maggiormente esposto sono invece i grandi anziani, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. Queste persone devono essere al centro della nostra attenzione e soprattutto delle campagne di comunicazione, ma anche di informazione, da parte delle Regioni”. Per anziani e fragili “lo strumento della vaccinazione rimane cruciale», evidenzia il Dg Prevenzione.
“Come ho sempre detto, però, occorre puntare sulla libera scelta del cittadino, che deve essere correttamente informato e consapevole, anche sugli eventuali eventi avversi. Senza questa fondamentale `alleanza´ non si va da nessuna parte, nessuna campagna potrà avere successo”, è convinto Vaia.
Che difende la scelta di togliere l'obbligo di mascherine in ospedali e Rsa: “Non è stata commessa alcuna imprudenza semplicemente perché - precisa - non è stato disposto di eliminare l'utilizzo di mascherine.
Essendo decaduto l'obbligo di legge, il ministero ha deciso di responsabilizzare i direttori sanitari delle singole strutture raccomandando loro, con l'ultima circolare, di valutare caso per caso, a seconda dei contesti, di disporre l'utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie, soprattutto nei reparti e in quei contesti frequentati da pazienti particolarmente fragili”.
Vaia non ha dubbi: “L'obbligo, in particolar modo adesso, non serve. In questo momento nessuno meglio del direttore sanitario, da sempre figura protagonista e determinante nella gestione della sanità pubblica, può valutare il rischio delle singole strutture che, ovviamente e come dimostra la storia della pandemia nella sua fase acuta, non è necessariamente uguale ovunque.
Abbiamo parlato prima di alleanza tra cittadini e autorità sanitarie: anche in questo caso è opportuno che si punti sulla responsabilizzazione di tutti per tutelare i nostri nonni, i genitori, le persone fragili che ci sono care e di cui dobbiamo occuparci”.
Tornando ai vaccini e alla stanchezza vaccinale osservata nell'ultima campagna, “sicuramente le persone più a rischio, in caso di contagio" Covid, ripete Vaia, “dovrebbero prevenirlo con la vaccinazione”. Quando? “Conviene aspettare che arrivino i vaccini aggiornati sulle ultime varianti. Il via libera lo deve dare l'Ema”, l'Agenzia europea del farmaco. “Comunque non credo saranno disponibili prima dell'autunno”, prospetta il responsabile Prevenzione del ministero.
Nel frattempo, per non farsi rovinare le vacanze dal Covid "partirei dalle buone regole di igiene che abbiamo imparato durante la pandemia. Quindi igienizzare bene le mani - raccomanda - e se siamo sintomatici sarebbe bene non frequentare i luoghi della socialità. Se invece si sta per partire per le vacanze e si sente qualche sintomo come febbre o febbriciattola, mal di gola, tosse e raffreddore o disturbi addominali, meglio starsene a casa o fare il tampone per evitare di infettare tutta la famigli”.
E dopo l'estate cosa succederà? “Sicuramente l'autunno, come l'inverno - rimarca Vaia - è il periodo nel quale i virus respiratori hanno maggiore facilità di diffusione.
Per questo è importante arrivare a quella data preparati non soltanto dal punto di vista sanitario, ma anche intervenendo su alcuni luoghi della socialità, come le scuole, attraverso l'introduzione della ventilazione meccanica controllata, e potenziando i trasporti dal punto di vista del numero e della qualità, secondo una visione d'insieme che più e più volte abbiamo richiamato in questi anni. Sono certo che arriveranno risposte concrete ai nostri piani di prevenzione e ai progetti che abbiamo già consegnato alle autorità competenti”.
Ma il Piano pandemico che fine ha fatto? “Il piano è in via di approvazione: concludere l'iter approvativo di questo strumento è indispensabile - conclude il Dg - per non farci trovare mai più impreparati. Non possiamo tornare indietro e tanto meno piangere altri morti”.
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