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“Ci dimetteremo tutti”: l’Ordine dei medici di Bari "alza la voce"

Il presidente Filippo Anelli, a capo anche della Federazione Nazionale Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, solidarizza con la guardia medica di 37 anni strattonata e insultata a Minervino di Lecce: un episodio simile a quello della dottoressa aggredita a Maruggio. Entrambe le professioniste hanno annunciato le loro dimissioni.

“Ci dimetteremo tutti, avevo detto l’altro giorno dopo l’aggressione alla collega in provincia di Taranto. Purtroppo, di fronte all’escalation di violenza cui stiamo assistendo in Puglia, sta già accadendo. E senza interventi immediati, diventerà sempre peggio”.


Commenta così Filippo Anelli, Presidente dell’Ordine dei medici di Bari la notizia dell’ennesima aggressione ai danni di una guardia medica, questa volta avvenuta a Minervino di Lecce.


“Esprimo a titolo personale e a nome dell’Ordine dei medici che rappresento solidarietà alla collega aggredita e all’Ordine di Lecce. - prosegue Anelli - Abbiamo molto apprezzato l’iniziativa della Asl di Lecce che insieme alla Fimmg di Lecce ha chiesto al Prefetto un incontro per valutare come arginare l’ondata di episodi di violenza ai danni di medici che si stanno susseguendo”.


“Bisogna prendere atto che la violenza nei confronti degli operatori sanitari è ormai endemica nella nostra società, come una malattia che non si riesce completamente ad eradicare. E a farne maggiormente le spese spesso sono le donne. Bisogna che il sistema si organizzi per garantire sicurezza agli operatori. - aggiunge Anelli - Sicurezza che, ricordo, è un diritto costituzionalmente tutelato e dovrebbe essere assicurato dando applicazione alla legge 81/2008”.


“I medici e gli altri operatori sanitari non posso essere lasciati soli, come già nel 2020 denunciava il film Notturno prodotto dalla Fnomceo per evidenziare la solitudine delle guardie mediche. - continua Anelli.


Paola Labriola è stata uccisa con 57 coltellate e Barbara Capovani con una mazza di ferro. Questo dovrebbe ricordarci quanto sia necessario prevedere controlli nelle strutture sanitarie, per evitare che i pazienti possano essere in possesso di armi proprie ed improprie".


“Bisogna inoltre informare i cittadini rispetto all’entità delle pene per le aggressioni agli operatori sanitari, che arrivano sino a 16 anni di carcere. - afferma Anelli - È necessario che nei protocolli operativi dei pronto soccorso vi sia la comunicazione automatica alla procura di ogni episodio di violenza, come previsto dalla legge 113 del 2020, con la procedibilità d’ufficio. Poi bisogna che tutte le regioni applichino la raccomandazione n. 8 e che questa applicazione sia inserita negli obiettivi di finanziamento delle regioni. Sono ancora troppo poche le regioni che la applicano”.


“Bisogna avviare con il Governo un piano di comunicazione contro la violenza e di sostegno ai professionisti sanitari. - conclude Anelli - È tempo di porre in essere modelli diversi di assistenza che garantiscano la sicurezza delle cure e del personale. O non ci sarà più né tempo, né cure”.


REDAZIONE AISI

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