Medici di famiglia cercasi: la penuria di dottori a Napoli non riguarda solo le prime linee ospedaliere, i pronto soccorso e i reparti di area critica (chirurgie, rianimazioni, ortopedie ecc.) dove servirebbero almeno duemila specialisti in più rispetto alle attuali dotazioni. Le difficoltà a reperire camici bianchi negli ultimi anni hanno infatti contagiato anche l'area della medicina generale, quella più prossima ai bisogni di Salute della popolazione e delle famiglie.
I bandi regionali per i nuovi reclutamenti di medici di famiglia, dopo il recupero dei ritardi accumulati in passato, a partire dal 2019 si sono progressivamente allineati ai fabbisogni ma la graduatoria di aspiranti dottori di medicina generale è oggi pressoché esaurita tanto che, agli inizi dello scorso settembre, le assegnazioni di 440 zone sguarnite a causa del turn over e da coprire con nuovi incarichi, per oltre la metà (222 caselle) sono andate deserte.
Di queste 36 aree (su un totale di 74 zone carenti) hanno riguardato Napoli e gran parte delle altre defezioni si sono concentrate nella provincia sud e nord del capoluogo. Tradotto in numeri attualmente - calcolando una media di circa 1.300/1.500 assistiti per ogni medico - almeno 35 mila napoletani e 230 mila tra Napoli e provincia) sono senza medico di base e hanno difficoltà ad ottenere l'assistenza nel luogo in cui risiedono.
A Napoli i quartieri che scontano le maggiori difficoltà di assistenza primaria sono la zona di Bagnoli-Fuorigrotta (due medici mancanti), Pianura (cinque), Chiaiano, Scampia e Piscinola (cinque), il quartiere Stella (due), Miano, Secondigliano e San Pietro a Patierno (sei), Pendino, Montecalvario, Porto e Mercato (cinque), Ponticelli, Barra e San Giovanni a Teduccio (sette), Zona industriale e San Lorenzo (tre).
Insomma ad essere coinvolte sono tutte le periferie della città dove aprire uno studio di medicina generale comporta evidentemente maggiori rischi nei rapporti con fasce di cittadini a più elevato tasso di deprivazione sociale, che hanno più difficoltà ad accettare i limiti prescrittivi vigenti in base alle norme, al contempo più esigenti nelle cura per la presenza di famiglie complesse dal punto di vista clinico in termini di dipendenze patologie, errati stili di vita, scarsa aderenza agli screening, difficoltà di accesso ai servizi sanitari, incidenza di obesità e diabete.
Bisogni maggiori che aggravano il carico di lavoro dei medici di famiglia, amplificano le responsabilità, accrescono i rischi di aggressioni e violenze rispetto a richieste che spesso è difficile ricondurre ad un alveo di appropriatezza.
Un vuoto di cure che si riverbera però a danno proprio delle fasce di popolazione a maggior fragilità socioeconomica. A soffrire sono anche le Isole: a Ischia e Capri per un medico è difficile reperire una residenza stabile e i camici bianchi accettano con riluttanza gli incarichi ben sapendo a quali difficoltà logistiche vanno incontro nel raggiungere la terraferma nei giorni in cui si sono condizioni meteo avverse.
Le stesse ragioni inducono alle rinunce i giovani camici bianchi assegnati alle aree della periferia nord e sud della città: qui la mappa delle zone rimaste prive di un punto di riferimento essenziale per le cure nelle famiglie conta 60 punti scoperti nei Comuni a nord di Napoli e 48 nel comprensorio sud del capoluogo.
REDAZIONE AISI
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