Possibile l'attuazione di una riforma che però, per prendere il reale avvio, ha bisogno del lavoro sinergico di tutti gli attori interessati. In una giornata di studi a Roma, le professioni sanitarie chiamate a attuare la legge 33 del 2023 si dicono pronte a fare la loro parte presentando un position paper.
Una riforma, per prendere il reale avvio, ha bisogno del lavoro sinergico di tutti gli attori interessati. Non fa eccezione la legge 33 approvata nel 2023 che ha l’obiettivo di rimodulare l’offerta sociosanitaria delle persone anziane e non autosufficienti.
Alla sua applicazione e, in particolare al coinvolgimento dei professionisti chiamati a svolgere un ruolo fondamentale, è stata dedicata una giornata di studi, su iniziativa del senatore Francesco Zaffini, presidente della X Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), presso la sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
Una sinergia che impegna tutti
È la stessa legge a promuovere la sinergia fra i vari professionisti che ruotano intorno alla persona anziana o non autosufficiente, nella consapevolezza che prevenzione e controllo delle fragilità siano sempre più necessarie per una popolazione che cambia.
E anche il potenziamento dei servizi domiciliari rappresenta una ulteriore priorità, in un’ottica in cui le professioni sanitarie, tecniche e della riabilitazione si integrano nei percorsi di presa in carico.
Sulla necessità di coinvolgere varie parti del sistema, è intervenuta Maria Teresa Bellucci, viceministro di Lavoro e Politiche Sociali, fra i relatori dell’evento. “Nessuno – spiega – basta da solo e il governo non sarebbe stato in grado di fare da solo questa riforma. Le professioni sanitarie – continua – hanno un ruolo strategico insieme alle personalità di carattere sociale”. Bellucci ricorda inoltre il recente avvio del fascicolo sociale e lavorativo del cittadino, uno strumento utile per avere un quadro completo dei servizi che vengono offerti alla persona e “di cui – ha ricordato – si parlava da venti anni ma non era mai stato fatto”.
Un Paese diverso e più amico della vecchiaia
Si stima che in Italia siano 14 milioni gli anziani ma, “li curiamo male e spesso li lasciamo soli, in una solitudine disperante o diamo risposte frammentate e a volte inconcludenti”, osserva Leonardo Palombi, segretario della Commissione per l’attuazione della riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana del ministero della Salute, istituita nel 2020 e dalla quale è scaturita la “Carta dei diritti degli anziani e dei doveri della Comunità”. “Il lavoro – spiega Palombi – che verrà portato avanti con l’applicazione della riforma vuole impedire alle persone anziane di essere estromesse dalla vita della società. Per farlo, è necessario, secondo il professor Palombi, ricevere l’aiuto di istituzioni e professioni sanitarie: “Sarete – afferma, rivolto ai rappresentanti delle professioni intervenuti – tutti coinvolti nelle sperimentazioni, per elaborare un modello nuovo che renda sostenibile l’uso dell’ospedale e sognare insieme un Paese diverso e più amico della vecchiaia”.
REDAZIONE AISI
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