Più che in corsia, medici e infermieri ogni giorno vanno in trincea. Non solo devono sobbarcarsi turni di lavoro massacranti, per via della carenza di personale, ma ora rischiano, ogni giorno, anche di essere malmenati dai pazienti e dai loro parenti. Ieri c’è stata la terza aggressione nell’arco di 24 ore in un ospedale pugliese. Una situazione a prova di bomba
Dopo i due episodi al policlinico Riuniti di Foggia di lunedì, altri due camici bianchi di quel nosocomio hanno rassegnato le dimissioni. «Se continuiamo così finiremo per chiudere il pronto soccorso perché rimarremo senza medici, infermieri e operatori sanitari - ha avvertito il direttore generale della struttura sanitaria, Giuseppe Pasqualone - Ditemi voi con le botte dove arriveremo».
Ieri nel mirino è finito un dottore del reparto di Urologia dell'ospedale Francesco Ferrari di Casarano, in provincia di Lecce, colpito con un calcio al basso ventre da un paziente che era sul lettino in attesa di essere sottoposto a una cistoscopia. Il medico era uscito dalla stanza per parlare con la moglie dell’uomo, avvisandola che a causa del suo stato di alterazione l'esame non si poteva effettuare.
Quando è rientrato nell'ambulatorio, il paziente gli ha sferrato un calcio in pancia e si è allontanato. Giudicato guaribile in 15 giorni, l’urologo 65enne ha subito allertato i carabinieri sporgendo denuncia. «Ormai - ha dichiarato la Cisl Medici Lecce - le aggressioni negli ospedali sono un' emergenza pubblica e richiedono un intervento immediato delle istituzioni e delle autorità».
Sono «notizie - ha aggiunto il direttore generale dell'Asl di Lecce, Stefano Rossi - che non vorremmo dare, segno evidente di un disagio diffuso, legato a frustrazione ed esasperazione e alla difficoltà a costruire relazioni sane, dal volto umano». Ma c’è anche altro: da parte dei cittadini c’è la pretesa (giusta) di poter contare su una sanità pubblica efficiente, ma ci si dimentica spesso che quella sanità non viene sufficientemente finanziata proprio a causa dell’evasione fiscale di tanti contribuenti.
I PRECEDENTI
L’aggressione in Salento arriva dopo che lunedì nel parcheggio del nosocomio San Giovanni Bosco di Torino una dottoressa è stata aggredita da un uomo armato di coltello (che però voleva probabilmente derubarla) e dopo i tre casi registrati al policlinico Riuniti di Foggia in cinque giorni.
Nella notte tra domenica e lunedì un 18enne arrivato in pronto soccorso per uno stato d'ansia, poi arrestato dai carabinieri, ha sferrato calci e pugni a tre infermieri. Poche ore dopo un 33enne che aveva accompagnato il padre per una visita ha colpito due infermieri e un vigilante intervenuto per calmarlo.
L'aggressore aveva un braccio ingessato che ha utilizzato per picchiarli: ora è agli arresti domiciliari. Il 4 settembre scorso nel reparto di chirurgia toracica dello stesso policlinico i familiari della 23enne Natascha, morta durante un intervento, hanno aggredito il personale sanitario che è stato costretto a rifugiarsi in alcune stanze del nosocomio. Sono in corso indagini della Procura per identificare i responsabili.
Un’escalation che ha spinto il direttore generale della struttura sanitaria Pasqualone a lanciare un allarme: «Non verrà più nessuno a lavorare. All’ultimo concorso per i posti di medici di pronto soccorso si sono presentati solo specializzandi, per giunta di un’altra disciplina: medicina interna. Abbiamo un organico dimezzato, non riusciamo a recuperare medici, e i cittadini che arrivano in condizioni non gravi devono aspettare, devono avere pazienza». Il direttore del policlinico ha lanciato l'idea dell'istituzione del “manager della sicurezza” per gestire le emergenze e regolare il flusso degli accessi al pronto soccorso e al resto dell’ospedale.
I PRESIDI DI POLIZIA
Una manifestazione unitaria del personale sanitario è stata annunciata da Anaao Assomed e Cimo Fesmed per il 16 settembre a Foggia. «Credo che oggi il governo - ha chiosato il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri Filippo Anelli - debba adottare, con decretazione d'urgenza, misure indispensabili come l'arresto in flagranza differita. Così come una rivisitazione delle modalità di accesso agli ospedali. La situazione sta degenerando».
Come deciso in sede di prefettura, è stata innanzitutto estesa alle ore notturne l'operatività del posto di polizia all'interno dell'ospedale di Foggia, prima limitata all'orario 8-20. Inoltre è stata rafforzata la vigilanza privata e implementata la videosorveglianza. Il Riuniti è quindi stato inserito tra gli «obiettivi sensibili» previsti all'interno del piano coordinato di controllo del territorio, con conseguente maggiorata attenzione da parte delle forze dell'ordine impegnate su quel fronte.
Le misure messe in campo al policlinico foggiano sono in linea con la volontà e l'indirizzo espresso in via generale dal ministro dell'Interno Matteo Piandedosi. Dal primo gennaio 2023 all’8 agosto 2024, i posti di polizia presso gli ospedali sono passati da 126 a 198, con un incremento di 72 unità, pari al 57,1%. Parallelamente, sono aumentati anche gli organici del personale in divisa impegnato, passato dai 299 iniziali agli attuali 435 (+45,4%).
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