Anche il 2025 si è aperto con numerosi fatti di cronaca, la Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere ha tracciato una mappa dei progetti attivati a livello nazionale.

Il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari continua a crescere in maniera preoccupante, tanto che il 2024 è stato definito l'anno nero per gli episodi di violenza in ospedali e pronto soccorso, con un aumento stimato del 33% rispetto all'anno precedente.
Anche il 2025 si è aperto con numerosi fatti di cronaca, sottolineando l'urgenza di affrontare questa emergenza.
Il Governo italiano ha già introdotto un decreto legge che prevede misure più severe, come l’arresto obbligatorio in flagranza per chi aggredisce il personale sanitario e il riconoscimento del reato di danneggiamento delle strutture pubbliche. Parallelamente, Asl e ospedali di tutta Italia stanno mettendo in campo soluzioni innovative per prevenire e gestire queste situazioni.
La Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) ha tracciato una mappa dei progetti attivati a livello nazionale. Secondo i dati raccolti, sette pronto soccorso su dieci sono ora dotati di sistemi di sorveglianza elettronica e personale di sicurezza, mentre oltre la metà dei Dea può contare sulla presenza di presidi fissi di polizia.
Tra le realtà più attive nel contrastare il problema si distingue l’Ausl di Piacenza, che da anni si impegna nell’adozione di misure volte a migliorare la sicurezza e il rapporto con i pazienti.
Gli interventi includono cartelli e video informativi che spiegano i criteri di priorità e aggiornano i tempi di attesa in tempo reale, la presenza di volontari che raccolgono le esigenze dei pazienti in sala d’attesa e le comunicano al personale sanitario, e un sistema di pre-triage non sanitario per individuare segnali di rischio potenziale.
A questi si aggiungono percorsi di formazione per gli operatori, mirati a migliorare le modalità di interazione e a ridurre il rischio di escalation. In Lombardia, l’Agenzia Regionale per l’Emergenza Urgenza (Areu) ha adottato le body-cam, dispositivi indossati dagli operatori sanitari durante gli interventi a domicilio, dove spesso si verificano episodi di violenza.
Anche a Pisa, dopo il tragico omicidio della psichiatra Barbara Capovani nel 2023, l’Azienda Ospedaliera Universitaria ha messo in campo una strategia articolata per la prevenzione. Sono state installate telecamere nei luoghi a maggior rischio, predisposti pulsanti di allarme presso i banconi per segnalare situazioni pericolose, e firmati protocolli con la Prefettura per garantire interventi tempestivi delle forze dell’ordine.
Queste misure si accompagnano a una formazione specifica per il personale e a sopralluoghi sistematici da parte di équipe incaricate di analizzare eventuali episodi di violenza.
Anche in Sicilia si è deciso di affrontare il problema in modo strutturato, con la creazione di linee guida regionali per valutare il rischio, analizzare gli episodi di aggressione e definire misure di prevenzione che includano soluzioni tecnologiche, organizzative e formative. In Puglia, una serie di episodi violenti, come l’assedio all’ospedale di Foggia da parte di familiari di una paziente deceduta, ha spinto la Regione ad adottare interventi innovativi. Tra questi, l’introduzione della figura dell’infermiere di processo, un operatore che assiste i pazienti e i loro familiari dopo il triage, fornendo informazioni e supporto per ridurre le tensioni e migliorare la comunicazione.
REDAZIONE AISI
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