De Palma: «Reprimere non è sufficiente, occorre adottare strumenti di contrasto idonei a prevenire questo drammatico fenomeno».
La politica si assuma fino in fondo le proprie responsabilità e rifletta, finalmente, con profonda autocritica, sulle ragioni che ci hanno portato ad un tale aggravio di questo drammatico fenomeno.
«Non si può ignorare di essere di fronte ad una vera propria emergenza sociale.
L’escalation di aggressioni, nei confronti dei professionisti sanitari, e i numeri in tal senso continuano a indicare che sono gli infermieri e in particolare le donne, le vittime sacrificali di questa spirale di violenza inaudita, devono spingerci, tutti, ognuno nel rispetto del proprio ruolo, ad agire prontamente, a mettere in campo tutti gli strumenti necessari per prevenire, ed arginare il fenomeno alla radice.
E nello stesso tempo, non si può ignorare la realtà dei fatti: è giunto il tempo che la politica si assuma fino in fondo le proprie responsabilità, prendendo coscienza di non aver fatto abbastanza, almeno fin qui.
Soprattutto, Governo e Regioni, lavorino di concerto, con “tutti gli attori della sanità”, per restituire a infermieri e medici la fiducia ed il rispetto della collettività.
Non è possibile che le istituzioni ignorino, ancora una volta il fatto che, per diminuire drasticamente il numero delle violenze, occorre risanare, una volta per tutte, un sistema afflitto da deficit, disservizi e disorganizzazioni croniche, rispetto alle quali il cittadino, esasperato come non mai, addossa tutte le responsabilità agli uomini e alle donne della nostra sanità, sfociando in rabbia e aggressività, fino a toccare una ingestibile follia.
Tutto questo va fatto senza trascurare quegli indispensabili strumenti di repressione e prevenzione, da attuare seduta stante, su cui tutti in gran parte stiamo concordando, nell’ambito di una serie di proposte che emergono da più parti, e che ci vedono, finalmente, convergere su concrete soluzioni comuni.
Esordisce così Antonio De Palma, commentando l’incontro con i sindacati organizzato dal Ministro Schillaci e dal capo di gabinetto del Ministero della Salute, in merito a quella che è stata definita, non a torto, anche una vera e propria “emergenza culturale”.
«È evidente che il problema di cui tutti quanti stiamo trattando, cioè quello della violenza, rappresenta, ad oggi, un allarmante disagio, che esplode nelle aziende e negli enti del Servizio Sanitario Nazionale, in assenza di idonee politiche di prevenzione, e lo fa in maniera differente, a seconda che si parli di ospedale o di territorio.
Certo è che, in termini percentuali, la maggior parte degli accadimenti registrati negli ultimi anni, in particolare tra 2023 e 2024, si sono verificati in ospedale, soprattutto in setting come il pronto soccorso, e poi di qui a scalare nelle altre situazioni organizzative del servizio sanitario.
E tra gli operatori che subiscono questo odioso fenomeno, è noto che al primo posto ci sono gli infermieri, poi ci sono i medici e, a seguire, le altre professioni sanitarie. È necessario, per come la vediamo noi, lo diciamo ormai da tempo, un provvedimento organico.
Tutti gli aspetti che sono stati declinati dal Ministro e che sono ben noti alla pubblica opinione, come l'arresto in flagranza di reato, tale anche se differito nelle 24 ore e che attengono alla parte repressiva, sono condivisibili, perché non si può più tollerare che fenomeni di questo tipo possano perpetrarsi senza il doveroso impatto in termini di conseguenze giudiziarie per chi commette reati di questo tipo.
Ciò che per noi, invece, non ha avuto ancora l'attenzione che merita. è l'esigenza di implementare un coerente sistema preventivo, da attuare, in primis, con la presenza di presidi di Polizia, negli ospedali, beninteso operativi 24 ore su 24.
Sottolineo 24 su ore 24 perché è stato documentato che la maggior parte delle aggressioni avviene in orario notturno. E' vero che i posti di polizia sono aumentati, ma evidentemente, a giudicare da quello che accade, non sono ancora sufficienti.
Seconda cosa, bisogna rimuovere il vincolo assunzionale per i professionisti sanitari, perché è la carenza di personale che aumenta i disagi della cittadinanza e quindi il rischio di aggressioni.
Bisogna, poi, agire, anche attraverso il supporto della comunicazione mediatica, realizzando un flusso costante e capillare di informazioni verso i cittadini, per far capire che, medici e infermieri, sono sì agenti della pubblica amministrazione sanitaria, ma sono soprattutto dalla parte dei pazienti e dei soggetti più fragili, e che sono lì per prendersi cura di loro, e quindi non sono da considerare nemici.
Potrebbero avere una certa utilità i corsi di autodifesa ed addestramento del personale sanitario, a carico delle aziende sanitarie.
Allo stesso modo proponiamo l'estensione della qualifica di pubblico ufficiale anche ai professionisti sanitari ex legge n 43/2006 .
E da ultimo, ma non certo per importanza, Nursing Up ha chiesto al Ministro la previsione di speciali indennizzi risarcitori e percorsi di recupero, per gli operatori sanitari vittime di aggressioni, partendo dall'evidenza che quando un operatore subisce violenza, nell'esercizio di funzioni che esercita a nome e per conto della Pubblica Amministrazione, gli incidenti che impattano sulla sua salute psico fisica, con esiti direttamente correlati ad accadimenti caratterizzati da violenza ed aggressioni, devono essere giuridicamente soggetti a norme speciali, e quindi inquadrati, trattati e ristorati come già accade per le malattie per causa di servizio».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, nella sua disamina, a margine del confronto tra il Ministro Schillaci e i sindacati, sul delicato tema delle aggressioni ai professionisti sanitari.
REDAZIONE AISI
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