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Aggressioni ai sanitari, l’agosto di violenze negli ospedali italiani

Il personale sanitario chiede più presidi di sicurezza nei pronto soccorso e negli ospedali. Il susseguirsi di episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri rende la situazione molto preoccupante.

Da Napoli ad Empoli, da Monfalcone a Crotone, da Nord a Sud questi giorni centrali di agosto sono stati caratterizzati da una preoccupante recrudescenza di aggressioni a medici e infermieri.


"La sicurezza del personale sanitario è stata da subito e resta una nostra priorità”, sono state le parole del ministro della Salute Orazio Schillaci, dopo i fatti accaduti. “Comprendo e condivido la preoccupazione espressa dalle categorie dopo i recenti fatti di violenza in pronto soccorso.


Siamo già intervenuti inasprendo le pene per chi aggredisce un operatore sanitario e con il Ministro Piantedosi abbiamo aumentato i posti di polizia negli ospedali.


È evidente che occorre uno sforzo in più e insieme agli altri colleghi di governo valuteremo ulteriori misure necessarie a garantire più sicurezza nei presidi ospedalieri”, ha commentato il ministro. È intervenuto anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) Rocco Bellantone che spiega come il problema dell'emergenza sia “strettamente legato all'organizzazione del territorio, soprattutto nei periodi difficili come quelli di agosto. È fondamentale ricostituire il rapporto di fiducia con il medico.


Un rapporto anonimo peggiora l'efficienza ed acuisce le tensioni. Bisogna ridare più responsabilità ai medici di medicina generale. Il pronto soccorso deve essere al servizio dei medici del territorio che inviano il paziente e rimangono in contatto stretto con la struttura ospedaliera".


Gli episodi

Al Pronto Soccorso dell'ospedale San Giovanni di Dio di Crotone due dottoresse e due infermiere hanno subito la furia di una accompagnatrice di un paziente in attesa. "Insulti, calci e pugni - racconta Gianluca Giuliano, segretario nazionale di Ugl Salute - con una delle dottoresse che ha riportato la frattura di un polso”.


All’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, un uomo di 62 anni ha distrutto i locali del nosocomio con una mazza da baseball, aggredendo 12 dipendenti dell'ospedale. All'ospedale San Giuseppe di Empoli "un paziente, arrivato in pronto soccorso e poi ricoverato in psichiatria, ha seminato il caos e aggredito una ragazza ricoverata nello stesso reparto, prima che le guardie giurate e le forze dell'ordine riuscissero a riportare la situazione alla normalità", racconta David Nucci, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche interprovinciale Firenze-Pistoia.


Al pronto soccorso dell'ospedale San Polo di Monfalcone il personale sanitario ha subito un'aggressione fortunatamente solo di tipo verbale, anche se sono stati causati danni materiali ad una porta che è stata divelta.


Come intervenire

“Viviamo una situazione a cui non vogliamo rassegnarci ma la violenza contro gli operatori sanitari è di fatto diventata endemica, come una malattia presente sistematicamente nel nostro tessuto sociale.


La legge contro le aggressioni ai danni di medici e infermieri c'è e ha determinato un aumento delle pene, fino a 16 anni di carcere per chi commette questo reato, ma non basta. Il Governo ha fatto molto ma ora chiediamo più presidi di sicurezza nei pronto soccorso e ospedali". Così all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente dell'Ordine dei medici di Bari e della Fnomceo.


"Bisogna formare le nuove generazioni già nelle scuole - spiega all'Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale - puntando sull'educazione civica, educare i cittadini sull'utilizzo dei servizi pubblici. Ma il problema principale ad oggi è la totale carenza numerica di medici del territorio che stanno andando in pensione. E con le Case di Comunità sarà anche peggio". Per Scotti occorre "aumentare il personale negli ospedali e sul territorio ma è fondamentale anche orientare la formazione ai fabbisogni reali". In altre parole, in Italia "servono meno dermatologi e chirurghi estetici. C'è, invece, un forte bisogno di medici di Medicina generale e di medici di Urgenza e Emergenza" conclude.


Sui fatti accaduti è intervenuto anche il sindacato Anaao Assomed che, in una nota, chiede una nuova organizzazione delle cure, che renda gli ospedali sicuri, "o andremo tutti via". Nonostante "inasprimento delle pene, qualifica di Pubblico ufficiale per i sanitari, controlli, posti di polizia, finanche soluzioni creative, niente arresta il vortice.


L'opinione pubblica continua a vedere gli operatori sanitari come responsabili della difficoltà di accesso alle cure", osserva il segretario nazionale del sindacato Pierino Di Silverio. La proposta allora è "cambiamo l'organizzazione delle cure, riqualifichiamo i presidi, rendiamo ospedali e presidi luoghi di cura sicuri, formiamo al rispetto le nuove generazioni. Oppure andiamo tutti via", è la provocazione del sindacato.


"Lasciamo che chi ha i soldi si curi e chi non li ha scenda in piazza e manifesti la propria rabbia verso coloro che non mettono il Servizio Sanitario Nazionale nelle condizioni di funzionare al meglio e - prosegue la nota - non già verso chi le cure le eroga o cerca di farlo in condizioni di lavoro difficili se non impossibili. Perché nonostante tutto fino ad ora i medici e i dirigenti sanitari ci sono sempre stati pur nelle difficoltà. Ma non potrà essere così per sempre. I prossimi mesi ci vedranno impegnati anche su questo fronte per tutelare le colleghe e i colleghi e non ci fermeremo di fronte a vuote promesse e vuote parole".


REDAZIONE AISI

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