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Pnrr, in sanità speso poco più di un terzo delle risorse: a rischio gli obiettivi della Missione Salute

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 14 set
  • Tempo di lettura: 2 min

Secondo i dati del sistema Regis del Mef, al 30 giugno 2025 la spesa si ferma al 34,4% e solo un terzo dei progetti risulta completato.


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Il quadro generale dei fondi

A nove mesi dalla scadenza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la Missione Salute procede a rilento. I dati ufficiali del sistema Regis del Ministero dell’Economia e delle Finanze mostrano che al 30 giugno 2025 era stato utilizzato appena il 34,4% delle risorse disponibili, pari a 6,6 miliardi di euro. Anche sul fronte dell’attuazione, il bilancio è modesto: soltanto un terzo dei progetti finanziati risulta effettivamente completato.


Le difficoltà dell’edilizia sanitaria

Particolarmente critico è il capitolo delle nuove infrastrutture. Per le Case della comunità, a fronte di 2,8 miliardi di euro stanziati, è stato impiegato appena il 17% dei fondi, con una percentuale di completamento ferma al 3,5%. Non va meglio per gli Ospedali di comunità: al 30 giugno risultavano concluse solo 14 strutture sulle 428 previste, pari al 3,3%, mentre la spesa si attestava al 15,1% delle risorse disponibili.


Il nodo del personale necessario

Alle difficoltà infrastrutturali si aggiunge il problema del personale. Per rendere operative le nuove strutture sarebbero necessarie circa 35mila assunzioni tra infermieri, operatori sociosanitari, assistenti sociali e altre figure di supporto. La copertura di questo fabbisogno, tuttavia, non risulta ancora oggetto di un piano definito a livello governativo, lasciando irrisolta una questione che rischia di compromettere l’efficacia delle misure previste.


Verso la scadenza del 2026

Il ritardo accumulato solleva dubbi concreti sulla possibilità di centrare gli obiettivi fissati dal Pnrr per il settore sanitario. La lentezza nell’utilizzo delle risorse e la mancanza di programmazione sulle risorse umane potrebbero non solo rallentare l’attuazione delle riforme, ma anche determinare la perdita di finanziamenti europei fondamentali per il futuro del Servizio sanitario nazionale.


REDAZIONE AISI

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