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Nursing Up. Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: nella sanità globale la percentuale è drammatica: in media il 45% delle professioniste subisce aggressioni

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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De Palma: “Le donne che curano sono tra le più esposte. Proteggerle significa proteggere il Servizio sanitario nazionale”.


«La violenza contro le donne è un’emergenza che attraversa confini, culture e professioni. Ma dentro questa emergenza generale c’è una ferita ancora più profonda : quella che riguarda le donne che lavorano nel nostro Servizio sanitario nazionale», dichiara Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.


«Le professioniste della sanità – infermiere in primis – sono tra le più aggredite in assoluto. Difenderle non è un atto simbolico: è un dovere dello Stato», aggiunge.


SANITÀ: IL SETTORE PIÙ ESPOSTO ALLA VIOLENZA SUL LAVORO

Uno studio pubblicato su Frontiers in Public Health documenta che, in media, il 45% delle professioniste della salute subisce aggressioni, con picchi fino al 58,7% nei contesti più critici.

Inoltre ci sono dati paralleli che vale la pena citare, frutti di report autorevoli, quali OMS - ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ e ILO - INTERNATIONAL LABOUR ORGANIZATION, che confermano l’incidenza globale delle aggressioni nel settore sanitario e che supportano la percentuale iniziale.(fonti: OMS – studio Health Workforce SafetyILO – studio Safety and Health in the Healthcare Sector):

  • la sanità è il settore al mondo con la più alta incidenza di violenza lavorativa;

  • tra il 30% e il 70% del personale sanitario dichiara almeno un episodio di violenza fisica, psicologica o verbale;

  • oltre il 25% degli operatori ha subito violenza fisica;

  • più del 60% ha subito violenza verbale.

  • Queste cifre raggiungono l’80-90% nei paesi terzi e nei luoghi di guerra.


ITALIA: 125MILA AGGRESSIONI L’ANNO. SOLO 5MILA DENUNCIATE

Secondo la ricerca CEASE-it – Violence against nurses in the workplace, condotta da otto università italiane (capofila: Università di Genova), integrata dai dati ufficiali INAIL sulle denunce:

  • 125.000 aggressioni l’anno contro infermieri;

  • 5.000 denunce ufficiali registrate da INAIL;

  • 120.000 episodi sommersi che non arrivano mai alle autorità;

  • oltre la metà dei casi nel nostro paese riguarda personale femminile.

De Palma commenta: «I numeri CEASE-it e INAIL li conosciamo bene e confermano ciò che denunciamo da anni: la violenza contro gli infermieri – e in particolare contro le infermiere – non è eccezione, è sistematica. E finché 120mila episodi resteranno sommersi, la ferita continuerà a sanguinare».


PERCHÉ PROPRIO LE DONNE DELLA SANITÀ SONO LE PIÙ AGGREDITE

La vulnerabilità non dipende solo dalla grande maggioranza numerica delle donne nella professione.Entrano in gioco fattori relazionali, culturali e clinici:

  • prossimità continua al paziente: le infermiere trascorrono più tempo con le persone nelle fasi più fragili;

  • ruolo empatico-relazionale: l’assistenza continua viene percepita come “disponibilità illimitata”;

  • stereotipi culturali: la donna viene vista come figura “più aggredibile”;

  • sommerso specifico dei reparti psichiatrici: molte professioniste evitano la denuncia per proteggere il paziente fragile.

De Palma denuncia in modo perentorio: «Le infermiere sono esposte perché incarnano la parte più relazionale, empatica e continua dell’assistenza. È lì, nel cuore della cura, che la violenza trova il varco».


LA RICHIESTA DEL NURSING UP: MISURE CONCRETE E IMMEDIATE

Il sindacato chiede interventi vincolanti, omogenei e nazionali:

  • Piano nazionale obbligatorio contro la violenza in sanità, con azioni concrete e tangibili finalizzate alla prevenzione del fenomeno.

  • Registro digitale unico per segnalare ogni episodio

  • Rafforzamento degli organici per ridurre la solitudine assistenziale, soprattutto nei turni notturni

  • Formazione obbligatoria su de-escalation, gestione dell’aggressività e rischio psichiatrico

  • Tutela legale e psicologica garantita alle vittime

  • Osservatorio nazionale permanente con dati pubblici e aggiornati

  • Campagne rivolte ai cittadini per contrastare la normalizzazione della violenza negli ospedali

«Non chiediamo promesse, chiediamo atti concreti. Le donne della sanità non possono più essere lasciate sole», afferma De Palma.


UNA FERITA CHE RIGUARDA L’INTERO PAESE

«Difendere le donne che curano significa difendere la sanità stessa.Se crolla la sicurezza di chi cura, crolla il Paese. È il momento di intervenire davvero», conclude De Palma.


REDAZIONE AISI

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