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Medicina generale, verso un cambiamento epocale: il piano per trasformare i medici in dipendenti

Immagine del redattore: AISIAISI

Una proposta ministeriale delinea il superamento dell’attuale convenzione e l’introduzione di un nuovo modello di rapporto di lavoro per i medici di famiglia. Se attuata, segnerebbe un cambiamento radicale nell’organizzazione dell’assistenza primaria.

Una bozza ministeriale recentemente diffusa introduce un nuovo assetto per la medicina generale, puntando al superamento del sistema attuale. Il testo prevede infatti il passaggio a un contratto da dipendente per i medici di famiglia, con un’organizzazione del lavoro strutturata su un monte ore di 38 settimanali e una diversa distribuzione delle attività tra assistenza ambulatoriale e compiti di programmazione territoriale.


In particolare, il piano delineato propone una suddivisione delle ore in base al numero di assistiti:

  • Per chi segue da 400 a 1000 pazienti: 12 ore in ambulatorio, 26 ore dedicate alla programmazione territoriale.

  • Per chi ha da 1000 a 1200 pazienti: 18 ore di attività ambulatoriale, 20 destinate alla gestione del territorio.

  • Per chi assiste da 1200 a 1500 pazienti: 21 ore in studio, 17 per altre attività programmate.

  • Per chi supera i 1500 assistiti: 24 ore in ambulatorio, 14 ore per la programmazione territoriale.


Questo modello punta a garantire un equilibrio tra la presenza in studio e il supporto ai servizi territoriali, evitando che alcune zone rimangano scoperte.


Nuovo percorso formativo e prospettive di carriera

Oltre alla riorganizzazione del rapporto di lavoro, la bozza ministeriale prevede anche una rivisitazione del percorso formativo per accedere alla professione. Il piano ipotizza la creazione di una specializzazione universitaria, superando l’attuale sistema formativo regionale. L’obiettivo è quello di garantire un percorso accademico più strutturato, affidato a docenti qualificati.


Questo cambiamento rappresenterebbe una svolta significativa per le nuove generazioni di medici, che attualmente lamentano isolamento professionale, carichi burocratici eccessivi e assenza di tutele adeguate. L’introduzione di un contratto da dipendente permetterebbe di accedere a ferie retribuite, percorsi di carriera e una maggiore integrazione con il sistema sanitario pubblico.


Un passaggio necessario per rafforzare il territorio

Secondo i sostenitori di questa riforma, la trasformazione della medicina generale è essenziale per garantire un servizio più efficiente ai cittadini. L’attuale modello ha creato disparità tra territori, con carenze strutturali che si ripercuotono direttamente sulle strutture di emergenza. Il mancato potenziamento della medicina di base è stato uno dei fattori che ha impedito un vero sviluppo delle case di comunità, previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.


L’idea di mantenere il sistema di convenzione per chi ha già una lunga carriera appare come una scelta strategica per evitare conflitti e garantire una transizione graduale, permettendo alle nuove leve di entrare direttamente in un assetto rinnovato.


Se confermata e attuata, questa riforma potrebbe rappresentare un cambio di rotta storico per la sanità italiana, avvicinandola a modelli già adottati in altri paesi europei come Spagna e Portogallo, dove il medico di base è dipendente del servizio sanitario ma il principio della libera scelta da parte del cittadino rimane intatto.


REDAZIONE AISI

 
 
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