Medici di base verso l’assunzione nel Ssn: rischio taglio del 40% ai contributi Enpam
- AISI
- 6 mag
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È in corso un confronto cruciale nelle Regioni sul futuro dei medici di famiglia e dei pediatri di libera scelta. L’ipotesi sul tavolo è il superamento dell’attuale modello a convenzione per un passaggio alla piena dipendenza dal Servizio sanitario nazionale. Una trasformazione radicale che ridefinirebbe il contratto di lavoro dei professionisti coinvolti, con ripercussioni dirette anche sull’assetto previdenziale della categoria.

Verso l’Inps: contributi a rischio per l’Enpam
Con l’ingresso a pieno titolo nel Ssn, i medici di base diventerebbero dipendenti pubblici, con l’obbligo di versare i contributi previdenziali all’Inps. Questo scenario comporterebbe per l’Enpam – l’Ente nazionale di previdenza e assistenza dei medici – una perdita stimata attorno al 40% delle attuali entrate contributive. Si tratterebbe di un taglio di vasta portata che minerebbe alla base l’equilibrio finanziario dell’ente, mettendo in discussione la sostenibilità futura delle pensioni erogate.
Più pensioni, assegni più alti
Il 2024 ha registrato un aumento sensibile sia nel numero dei pensionati che nella spesa complessiva per le pensioni. I dati mostrano una crescita dell’11,19% dei trattamenti liquidati, con un incremento del 13,29% dell’importo medio degli assegni. Una dinamica che riflette sia l’andamento demografico che l’effetto delle carriere più lunghe e continuative dei medici oggi in uscita dal lavoro. Tuttavia, senza una base contributiva ampia e stabile, l’Enpam rischia di non riuscire a mantenere questo ritmo in futuro.
Equilibrio fragile tra entrate e uscite
Il sistema previdenziale dei medici si regge su un rapporto delicato: il flusso delle entrate contributive deve riuscire a bilanciare il volume delle prestazioni pensionistiche. La perdita di una fetta consistente degli iscritti attivi, come quella rappresentata dai medici di base, significherebbe una riduzione sostanziale delle risorse a disposizione. A fronte di una platea crescente di pensionati, l’equazione rischia di non reggere. Senza interventi correttivi o nuove fonti di finanziamento, il patrimonio accumulato dall’ente potrebbe non bastare nel lungo periodo.
Chi resta nell’Enpam e chi no
Attualmente, i medici italiani sono tenuti a iscriversi all’Enpam fin dall’inizio del percorso professionale. Questo include giovani laureati, specializzandi, liberi professionisti, medici convenzionati e dipendenti del settore privato. Tuttavia, l’eventuale assunzione come dipendenti pubblici nel Ssn escluderebbe medici di medicina generale e pediatri di libera scelta da questo obbligo. Di fatto, lascerebbero il sistema Enpam per entrare nel perimetro Inps, svuotando la principale gestione previdenziale del comparto sanitario di una componente fondamentale.
Il valore della previdenza costruita nel tempo
L’Enpam ha costruito nel tempo un sistema autonomo e autofinanziato basato sulla solidarietà tra generazioni e categorie. I contributi versati dai professionisti attivi finanziano le pensioni correnti, secondo un principio di equilibrio a ripartizione, ma con forti elementi di capitalizzazione. Negli anni, l’ente ha accumulato un patrimonio significativo, investito in strumenti finanziari, immobili e partecipazioni. Tuttavia, la sostenibilità futura dipende dalla continuità del gettito contributivo e dalla gestione prudente delle riserve.
Una riforma che tocca il cuore del sistema sanitario
La trasformazione del ruolo del medico di famiglia va ben oltre il profilo previdenziale. Incide sul modello organizzativo della medicina territoriale, sulla libertà professionale, sui rapporti con i pazienti e sull’autonomia gestionale. Ma anche sul concetto stesso di assistenza primaria, che potrebbe essere ricalibrato secondo logiche più rigide e centralizzate. È su questo doppio binario – professionale e previdenziale – che si gioca la partita in corso tra Regioni e Governo.
Scenari aperti e incognite da valutareQualsiasi transizione dovrà tenere conto della sostenibilità finanziaria dei sistemi coinvolti. Da un lato, l’Inps dovrà assorbire una nuova categoria di lavoratori con specificità contrattuali, salariali e assicurative. Dall’altro, l’Enpam dovrà rivedere i propri equilibri attuariali, la strategia di investimento e la relazione con le altre categorie di medici che rimarrebbero sotto la sua gestione. Il nodo della contribuzione pregressa e della portabilità dei diritti acquisiti rappresenta un ulteriore tema tecnico e politico ancora aperto.
Guardare avanti senza perdere stabilità
L’evoluzione del sistema sanitario richiede soluzioni che mantengano saldo il legame tra sicurezza economica dei professionisti e qualità dell’assistenza. Se la dipendenza dal Ssn diventerà la nuova normalità per i medici di medicina generale, sarà essenziale costruire una cornice previdenziale coerente, equa e sostenibile per tutti. Senza dimenticare che ogni cambiamento nella previdenza dei medici tocca non solo gli equilibri finanziari di un ente, ma anche la fiducia collettiva nella tenuta del welfare professionale.
REDAZIONE AISI