top of page

Magi (Presidente Ordine dei Medici Roma): "Senza una rete di specialistica territoriale, impossibile risolvere le liste d’attesa e la gestione delle cronicità"

Immagine del redattore: AISIAISI

Le liste d’attesa per le prestazioni specialistiche e la gestione delle patologie croniche rappresentano due delle principali criticità del Servizio Sanitario Nazionale. Nonostante le numerose misure adottate – dalle task force ai Piani Nazionali della Cronicità, fino agli investimenti previsti dal PNRR – il problema resta irrisolto.

Il motivo principale di questo stallo è la mancanza di una rete di assistenza specialistica territoriale adeguata. Senza un'infrastruttura solida e capillare, ogni intervento risulta un palliativo, incapace di affrontare le cause strutturali del problema.


Un territorio privo di specialisti non può funzionare

L’assenza di specialisti sul territorio ha due conseguenze principali:

  • Sovraccarico degli ospedali: pazienti con patologie gestibili in ambito extraospedaliero finiscono per rivolgersi al Pronto Soccorso o agli ospedali per ottenere visite e assistenza, intasando i reparti e allungando le liste d’attesa.

  • Cure tardive o insufficienti: la popolazione con patologie croniche spesso riceve risposte sanitarie in ritardo, aggravando il proprio quadro clinico e aumentando i costi sanitari futuri.


L’attuale organizzazione sanitaria oscilla tra il medico di medicina generale e l’ospedale, lasciando un vuoto assistenziale nel mezzo.


Specialisti ambulatoriali: una risorsa sottovalutata

L'Italia dispone di circa 20.000 specialisti ambulatoriali convenzionati interni, operanti nei poliambulatori delle ASL, negli ospedali, nei consultori e persino nelle carceri. Cardiologi, pneumologi, ortopedici, oculisti, radiologi e molte altre figure chiave sono fondamentali per la gestione delle cronicità e per garantire un’assistenza specialistica accessibile.


Eppure, questi professionisti non vengono adeguatamente valorizzati. Il Ministero della Salute continua a concepire la sanità territoriale come centrata unicamente sui medici di famiglia e sulle Case della Comunità, senza specificare con quali risorse specialistiche queste strutture dovrebbero funzionare.


Un modello sanitario realmente efficiente

Per garantire un’assistenza territoriale efficace, è necessario un approccio basato su team multidisciplinari, composti da:

  • Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta per l’assistenza primaria;

  • Specialisti Ambulatoriali Convenzionati Interni (SAI) per visite specialistiche, diagnostica e follow-up;

  • Infermieri di famiglia e di comunità, fondamentali per l’assistenza domiciliare e il raccordo tra servizi;

  • Altri professionisti sanitari e operatori sociali (fisioterapisti, assistenti sociali, psicologi, biologi, tecnici della riabilitazione, ecc.);

  • Medici veterinari per la prevenzione delle malattie zoonotiche.

Solo con un’integrazione tra queste figure si può garantire un percorso di cura continuo ed efficace per il paziente, evitando frammentazioni e riducendo le liste d’attesa.


Colmare il divario tra ospedale e territorio

Un’altra criticità del sistema è la mancanza di coordinamento tra ospedali e servizi territoriali. Spesso, un paziente dimesso da un ricovero si trova senza un riferimento chiaro per la gestione della fase post-acuta.

Un modello sanitario efficiente deve prevedere:

  • Dimissioni protette, con specialisti ambulatoriali e infermieri che seguono il paziente a domicilio o presso le Case della Comunità;

  • Protocolli condivisi tra ospedali e servizi territoriali per garantire continuità di cura;

  • Monitoraggio post-ricovero, per ridurre il rischio di complicanze e nuovi accessi in Pronto Soccorso.

L’ospedale dovrebbe concentrarsi sui casi acuti e complessi, lasciando la gestione delle patologie croniche agli specialisti ambulatoriali territoriali.


Le azioni necessarie per una vera riforma

Per trasformare la sanità territoriale in un modello realmente funzionale, sono necessarie azioni concrete:

  1. Incremento delle ore di specialistica ambulatoriale, consentendo ai titolari di incarico di raggiungere il massimale orario e garantendo il turnover con nuove assunzioni.

  2. Investimenti sulle risorse umane, con miglioramenti retributivi, progressioni di carriera e riduzione della burocrazia.

  3. Migliore coordinamento tra ospedale e territorio, attraverso reti integrate e scambi informativi efficienti.

  4. Collaborazione con le farmacie territoriali, per garantire l’accesso a prestazioni specialistiche anche attraverso queste strutture.


Conclusioni

Continuare a ignorare la necessità di una rete specialistica territoriale significa condannare il SSN all’inefficienza e lasciare i cittadini in balìa di liste d’attesa infinite o costi sanitari insostenibili.

Solo investendo realmente sul territorio, con professionisti qualificati e ben integrati nei percorsi di cura, si potrà garantire un sistema sanitario più equo, efficiente e sostenibile.


Antonio Magi - Segretario Generale SUMAI Assoprof

Presidente Ordine dei Medici Roma


REDAZIONE AISI


 
 
bottom of page