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Influenza, stagione da record con oltre 16 milioni di casi: allarme per il futuro

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 5 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

La stagione influenzale 2024-2025 si chiude con un bilancio mai visto prima: oltre 16.129.000 casi stimati di sindrome simil-influenzale, il valore più alto registrato dal sistema di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità. Rispetto all’anno precedente, l’aumento è stato di circa 1,5 milioni di casi, smentendo nettamente le previsioni iniziali che indicavano un impatto più contenuto.

Scenario globale: gli Stati Uniti registrano un’ondata drammatica

Oltre all’Italia, anche gli Stati Uniti hanno vissuto una stagione eccezionalmente pesante. Secondo le stime dei Centers for Disease Control and Prevention, i contagi influenzali sono stati tra i 47 e gli 82 milioni, con una forbice di decessi che va da 26mila a 130mila. Tra le vittime, almeno 216 erano minorenni. L'ondata ha avuto effetti importanti anche sul sistema sanitario statunitense, con oltre un milione di ricoveri stimati.


Vaccinazioni in calo e virus più vari: una combinazione pericolosa

L’ampiezza e l’intensità della stagione 2024-2025 sono spiegabili con diversi fattori. Secondo Gianni Rezza, docente di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele, a differenza dell’anno scorso dove il virus A/H1 era predominante, quest’anno non c'è stato un ceppo dominante. I casi si sono distribuiti in modo quasi paritario tra virus influenzali A/H1, A/H3 e di tipo B, rendendo più difficile la protezione immunitaria nella popolazione.


Altri virus respiratori in azione

Ad aggravare il quadro hanno contribuito anche altri virus respiratori stagionali. In particolare, il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale hanno avuto un impatto rilevante, prolungando e amplificando i sintomi simili a quelli influenzali in molti pazienti.


Il peso della “stanchezza vaccinale”

Gli esperti concordano sul fatto che il calo dell’adesione alle vaccinazioni post-pandemia stia incidendo pesantemente. “Stiamo pagando una certa stanchezza vaccinale. Eppure, davanti a questi numeri, ci vorrebbe un maggiore uso degli strumenti di prevenzione, dal vaccino al corretto impiego di antibiotici”, sottolinea Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al policlinico San Martino di Genova.


Ciccozzi: copertura vaccinale insufficiente tra gli over 65

Per Massimo Ciccozzi, epidemiologo, il problema si acuisce soprattutto tra le fasce più fragili: “Solo il 53% degli over 65 si è vaccinato contro l’influenza, quando dovremmo almeno raggiungere il 70%”. Inoltre, la lunga durata dell’epidemia ha messo in evidenza la presenza di polmoniti complicate, spesso dovute alla sovrapposizione di batteri a infezioni virali.


Uno sguardo al futuro: rischi e soluzioni

La tendenza attuale fa temere che in futuro i numeri possano salire ancora, arrivando forse a toccare i 20 milioni di casi in Italia. Nel frattempo, negli Stati Uniti si punta a un vaccino universale contro i virus influenzali e le loro varianti. Il progetto, sostenuto con 500 milioni di dollari, sarà sviluppato dal National Institutes of Health.


REDAZIONE AISI

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