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Giornata del diabete, il richiamo degli esperti: l’attività fisica resta il primo scudo di prevenzione

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min

Alla Giornata Mondiale del Diabete, ospitata al Foro Italico durante il convegno promosso da FeSDI insieme alle istituzioni parlamentari e sportive, sono stati presentati i nuovi dati Istat che fotografano il rapporto degli italiani con l’attività fisica. La partecipazione sportiva riguarda il 37,5% della popolazione dai tre anni in su, pari a 21,5 milioni di persone, mentre il 62,5% risulta sedentario. Il 28,7% pratica sport in modo continuativo e l’8,7% in modo saltuario.


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Differenze per genere, età e territorio

La pratica sportiva mostra ampi divari demografici. Tra gli uomini si raggiunge il 43,4%, mentre tra le donne ci si ferma al 31,8%, con un gap di 11,6 punti rispetto al 1995. I valori più elevati si registrano tra gli 11 e i 14 anni, dove il tasso tocca il 75,6%, per poi ridursi progressivamente dopo i 24 anni.Cresce il numero degli sportivi più anziani: 23,3% tra i 65-74 anni e 8,1% tra gli over 75, valori molto superiori a quelli del 1995. Persistono differenze territoriali significative: 43,9% di praticanti nel Nord-est, 27,9% nel Sud e nelle Isole. Nelle aree metropolitane la quota è del 42,7%, mentre nei piccoli comuni scende al 29,7%.Il livello di istruzione incide in modo diretto: pratica sport solo il 6,1% delle persone con licenza elementare, il 17,3%dei diplomati di scuola media e il 55% dei laureati.


Sedentarietà e motivazioni dichiarate

Secondo l’analisi Istat, tra chi non pratica sport il 29,7% svolge comunque attività fisica regolare, mentre il 32,8% è completamente sedentario. Quasi quattro persone su dieci non hanno mai svolto attività sportiva nella vita, con una prevalenza femminile e un picco nel Mezzogiorno, dove la sedentarietà sfiora una persona su due. Le motivazioni più ricorrenti riguardano mancanza di tempo, scarso interesse, condizioni di salute, età, stanchezza e ostacoli economici.


Il ruolo dello sport nella prevenzione del diabete

Durante il convegno, i rappresentanti delle società scientifiche hanno evidenziato come l’attività fisica regolare migliori il controllo glicemico, favorisca il benessere psicologico e sostenga l’inclusione sociale. La pratica sportiva viene descritta come un pilastro dei percorsi di prevenzione e cura, al pari dei trattamenti farmacologici e delle tecnologie oggi disponibili per la gestione della malattia.


L’invito a promuovere ambienti favorevoli al movimento

Le società scientifiche hanno inoltre richiamato l’attenzione sulla necessità di politiche urbane e organizzative che incoraggino il movimento quotidiano: dai luoghi di lavoro alle città, fino allo sport per tutte le età. La prospettiva indicata è quella di un cambiamento culturale, che passa dall’informazione, dalla prevenzione e da una piena partecipazione delle persone con diabete alla vita sociale e professionale.


Il tema ancora aperto dello stigma nello sport

Nel corso dell’incontro è stato sottolineato come persista uno stigma nei confronti degli atleti con diabete, aggravato dall’esistenza del Regio decreto del 1932 che limita l’accesso ai gruppi sportivi militari. Le testimonianze di atleti presenti hanno evidenziato l’impatto concreto di una norma non più in linea con l’evoluzione della medicina e dell’inclusione sportiva.


REDAZIONE AISI


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