Diabete in Italia: più anziani, più migranti e cure da ripensare
- AISI
- 12 mag
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Il quadro dell’assistenza diabetologica in Italia evidenzia segnali positivi, ma anche notevoli urgenze da colmare.

Lo confermano gli ultimi dati degli Annali Amd 2024, che analizzano l’andamento della cura su un campione di oltre 750.000 persone. A emergere è un’evoluzione nella gestione del diabete tipo 2, grazie a terapie più innovative e un leggero calo dell’obesità. Restano però fragilità preoccupanti: scarso impiego della tecnologia nei pazienti con diabete tipo 1, complicanze gravi poco monitorate e aumento dell’età media dei pazienti.
Tecnologie ancora troppo poco diffuse
Solo il 19,1% dei pazienti con diabete di tipo 1 utilizza microinfusori per insulina, strumenti ritenuti cruciali per un controllo ottimale della glicemia. L’età media dei pazienti è salita a quasi 49 anni, con una percentuale di over 65 che sfiora il 18%. Anche l’obesità è in aumento: +0,4% in un anno, arrivando al 14,3%.
Diabete tipo 2: più farmaci innovativi e meno obesità
Nel diabete tipo 2, si nota un incremento deciso nell’impiego di farmaci come gliflozine e agonisti del Glp-1, usati nel 77,4% dei casi (+10%). La metformina resta stabile (70%), così come l’insulina (32%). L’obesità cala lievemente (dal 36% al 35%), ma solo il 26,5% dei pazienti raggiunge i target pressori. Le complicanze più comuni restano malattia renale (50%), problemi cardiovascolari (15%) e retinopatia (12%).
Gestazionale: troppe diagnosi tardive
Nel diabete gestazionale, cresce il numero di diagnosi oltre la 28ª settimana (13,6%). Le pazienti sono sempre più spesso over 35 (41%) e affette da obesità prima della gravidanza (25,6%). Dopo la diagnosi, quasi il 40% comincia subito una terapia insulinica.
L’impatto crescente della popolazione migrante
I pazienti di origine extra-europea rappresentano ormai il 14% del totale. Questo dato, in crescita, impone nuove strategie sanitarie inclusive e personalizzate. La diversità culturale e socioeconomica richiede interventi mirati e accessibili.
Complicanze trascurate: retinopatia e piede diabetico
Ancora troppo bassa la copertura degli screening per complicanze gravi come piede diabetico e retinopatia. Servono strumenti diagnostici presenti in ogni centro, come retinografi e ambulatori specializzati. È essenziale anche un coordinamento nazionale per garantire un’assistenza omogenea.
Visite specialistiche e prevenzione: la chiave è l’accesso regolare
Il controllo specialistico periodico è fondamentale. Visite diabetologiche strutturate, screening per la funzione renale e controlli oculari devono essere parte integrante del percorso di ogni paziente. I sintomi da non trascurare includono perdita di peso, sete eccessiva, affaticamento, offuscamento della vista e difficoltà nella cicatrizzazione delle ferite. Diagnosi precoce e follow-up continuo possono ridurre drasticamente il rischio di complicanze.
Una sanità fondata sui dati reali
Il database Amd, attivo in oltre 300 centri italiani, rappresenta un modello virtuoso riconosciuto anche a livello internazionale. Offre una fotografia affidabile, aggiornata e concreta della realtà clinica, utile per pianificare interventi e politiche di lungo termine. Serve però una governance che sappia trasformare questi numeri in strategie operative.
Riflessioni sul futuro
L’Italia dispone degli strumenti necessari per migliorare la gestione del diabete. Ma senza un’azione politica coesa, tecnologie accessibili e percorsi diagnostici uniformi, le buone intenzioni rischiano di restare sulla carta.
REDAZIONE AISI