top of page

Diabete e fragilità ossea: un pericolo nascosto anche per i giovani

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 22 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Le ossa delle persone con diabete possono sembrare solide, ma spesso celano una fragilità profonda che si manifesta soltanto al momento della frattura. Questo aspetto è stato messo in luce con forza durante il congresso Panorama Diabete 2025. Il diabete non colpisce solo pancreas, cuore, reni e vasi sanguigni, ma ha impatti anche sullo scheletro, tanto da far emergere il concetto di osteopatia diabetica.

Rischi anche per i giovani con diabete tipo 1

Un dato preoccupante riguarda i giovani adulti con diabete di tipo 1, che sono a rischio di fragilità ossea. La professoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), spiega che “il diabete accelera molte patologie legate all’invecchiamento e la fragilità ossea è ormai riconosciuta come una complicanza della malattia”. Nei pazienti con diabete tipo 1 il rischio generale di fratture aumenta di 1,5 volte, con un rischio 4,35 volte maggiore per le fratture dell’anca e quasi doppio per quelle alla caviglia. La riduzione della massa ossea nei giovani con diabete tipo 1 è stimata tra il 22% e il 37%.


Diabete tipo 2 e rischio di fratture

Anche nel diabete di tipo 2 è stato documentato un aumento del rischio di fratture del 64%. Nelle donne con diabete, in particolare, le fratture vertebrali sono triplicate rispetto alle coetanee non diabetiche. Per prevenire la perdita di massa ossea, gli esperti consigliano un’integrazione adeguata di vitamina D e calcio.


Diagnosi precoce e trattamento

La diagnosi precoce si basa sulla densitometria ossea (DXA), considerata il metodo di riferimento per rilevare l’osteopenia. Sono indicati all’esame i pazienti con diabete tipo 1 sopra i 50 anni, o più giovani in caso di scarso controllo glicemico, storia familiare di fratture, malattia di lunga durata (oltre 26 anni) o celiachia associata.

Il trattamento farmacologico può includere bifosfonati o denosumab, secondo i criteri dell’International Osteoporosis Foundation. La terapia è raccomandata in caso di fratture vertebrali o dell’anca, o con T-score inferiore a -2,0.


Meccanismi metabolici e fattori di rischio aggiuntivi

Dal punto di vista metabolico, l’insulina favorisce la massa ossea, mentre la resistenza insulinica ne compromette densità e qualità. Inoltre, nel diabete tipo 2 l’accumulo di AGEs (prodotti della glicazione avanzata) altera la struttura del collagene, riducendo elasticità e resistenza dell’osso.


L’obesità rappresenta un ulteriore rischio, non solo per il carico meccanico sullo scheletro, ma anche per l’infiammazione cronica indotta da citochine come IL-6 e TNF-alfa, che stimolano il riassorbimento osseo.


Complicanze e fragilità funzionale

Complicanze come ipoglicemie, neuropatie periferiche e retinopatia aumentano il rischio di cadute a causa di instabilità posturale. La sarcopenia, ossia la perdita di massa muscolare, ha una prevalenza tripla nei diabetici rispetto alla popolazione generale. Un corretto apporto proteico e attività fisica mirata sono essenziali per contrastare questa fragilità aggiuntiva.


REDAZIONE AISI

bottom of page