Depressione e pensieri suicidari tra medici e infermieri: l’allarme dell’Oms Europa
- AISI
- 7 giorni fa
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Un medico e un infermiere su tre in Europa soffrono di ansia o depressione, mentre uno su dieci ammette di aver pensato al suicidio nelle ultime settimane. Sono i dati drammatici che emergono dall’indagine MeND (Mental Health of Nurses and Doctors), la più ampia mai condotta in Europa sulla salute mentale del personale sanitario, pubblicata dall’OMS Europa in occasione della Giornata mondiale della salute mentale.

Un quadro europeo di sofferenza psicologica
La ricerca ha coinvolto oltre 90mila operatori di 29 Paesi, compresi gli Stati membri dell’Unione Europea, Norvegia e Islanda. I risultati mostrano un personale sanitario sotto pressione, schiacciato da turni massacranti, contratti precari e un clima di crescente violenza.
Secondo lo studio, un terzo dei professionisti ha subito episodi di bullismo o minacce, il 10% violenza fisica o molestie sessuali. A ciò si aggiunge il sovraccarico di lavoro: un medico su quattro lavora oltre 50 ore a settimana.
“È un peso inaccettabile per chi si prende cura di noi”, ha dichiarato Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms Europa. “Se non interveniamo ora con misure strutturali, rischiamo di compromettere la sicurezza dei pazienti e l’intero sistema sanitario”.
La situazione in Italia
Nel profilo nazionale del rapporto, l’Italia non fa eccezione: il 24% di medici e infermieri presenta sintomi compatibili con disturbi d’ansia, mentre la depressione riguarda rispettivamente il 28% dei medici e il 32% degli infermieri.
Ancora più grave il dato sui pensieri suicidari: oltre un sanitario su dieci ha ammesso di aver avuto idee di morte o autolesionismo nelle due settimane precedenti l’indagine.
Anche in Italia, precarietà contrattuale e turni prolungati emergono come fattori determinanti, spesso associati al desiderio di abbandonare la professione. Quasi il 10% dei medici e il 15% degli infermieri dichiara di voler cambiare lavoro.
Prevenzione e sostegno psicologico
Gli esperti sottolineano l’urgenza di politiche di prevenzione: monitoraggi sistematici del benessere psichico, supporto psicologico dedicato e formazione dei responsabili di reparto per riconoscere i segnali di disagio.
Visite specialistiche e screening di salute mentale, inclusi questionari periodici e colloqui psicologici, dovrebbero entrare stabilmente nei protocolli di sorveglianza sanitaria. L’obiettivo è intercettare precocemente i sintomi di depressione e burnout, riducendo il rischio di suicidio.
Un investimento per la sicurezza dei pazienti
Per l’Oms, agire significa garantire tolleranza zero verso la violenza, turni sostenibili, assunzioni stabili e accesso diffuso al supporto psicologico. “Il benessere degli operatori – conclude Kluge – è la base della sicurezza dei pazienti. Senza professionisti in salute, il sistema non regge”.
REDAZIONE AISI