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Aggressioni agli infermieri: il sindacato Nursind celebra la prima sentenza contro le aziende sanitarie

  • Immagine del redattore: AISI
    AISI
  • 20 feb
  • Tempo di lettura: 2 min

La Corte di appello di Ancona ha stabilito un risarcimento per danno morale soggettivo e biologico a favore di un'infermiera aggredita nel 2017.

"Questa è la prima sentenza in Italia e speriamo possa servire da esempio affinché tutte le aziende sanitarie implementino misure adeguate contro le aggressioni al personale sanitario, un fenomeno purtroppo in costante aumento."


È il commento di Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato degli infermieri Nursind, dopo il pronunciamento della Corte di appello di Ancona, avvenuto il 13 febbraio scorso. La Corte ha stabilito un risarcimento di oltre 22mila euro a favore di un'infermiera che è stata aggredita mentre lavorava al triage del pronto soccorso dell'Ospedale di Ascoli Piceno.


Il Nursind ha deciso di supportare fin da subito la professionista aggredita, e alla fine, la strategia legale adottata si è rivelata vincente. La furia di una paziente in attesa di visita si era scatenata sull'infermiera circa un'ora prima dell'inizio del servizio di vigilanza notturna.


La Corte d'appello ha stabilito che "esiste una responsabilità (seppure indiretta) dell'azienda nella determinazione dell'evento lesivo", come riportato nella sentenza. I giudici hanno evidenziato "specifiche omissioni da parte del datore di lavoro nella predisposizione delle misure di sicurezza suggerite dalla particolarità del lavoro, dall'esperienza e dalla tecnica, necessarie a evitare il danno".


"Condividiamo queste motivazioni. È noto che l'ambiente dei pronto soccorso sia tra i più sensibili e vulnerabili, come ricordato anche dai giudici. Ma riteniamo ancor più grave l'inadempienza dell'azienda sanitaria, che non ha attuato le indicazioni previste dalla raccomandazione del ministero della Salute del 2007 per prevenire atti di violenza nei confronti del personale."


È mancata, da parte dell'ente sanitario, "la dovuta attenzione non solo alla formazione, ma anche all'implementazione di procedure per gestire potenziali atti di violenza. Se tali misure fossero state adottate, l'episodio non sarebbe degenerato. Perciò, è inaccettabile che i professionisti non siano adeguatamente preparati", commenta Bottega.



"È deludente constatare che i beni aziendali siano più protetti e tutelati rispetto al personale che lavora instancabilmente per mantenere in piedi il Servizio Sanitario Nazionale e che è costantemente alle prese con un lavoro gravoso e usurante", conclude.


REDAZIONE AISI

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