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2021 annus horribilis, l'Italia ha investito meno della metà della Germania nel proprio sistema sanitario. Lo rivela l'indagine "Noi Istat 2024".

Immagine del redattore: AISIAISI

Aggiornamento: 24 giu 2024

L’assistenza sanitaria, insieme alla previdenza, rappresenta un asse portante del welfare: ogni singola nazione che ha a cuore la tutela della salute della propria collettività, in particolar modo dei soggetti più fragili, ha il dovere di costruire piani sanitari efficaci a lungo termine.



Non è retorica affermare che per una nazione "il termometro" che indica lo stato di salute di un Sistema Sanitario (efficienza delle cure, valorizzazione dei professionisti sanitari, tempi di attesa di visite, esami e ricoveri) rappresenta uno dei capisaldi, fondamentali, per certificare, il livello di qualità della vita di quel determinato Paese.


Obiettivo dei sistemi sanitari dovrebbe essere sempre quello di promuovere e migliorare la salute dei cittadini per mezzo di iniziative di educazione, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione.


Gli indicatori sanitari misurano una realtà che, oltre a rappresentare una voce centrale nel bilancio dello Stato, è soprattutto l’elemento primario di programmazione del sistema dell’assistenza sociale.


Da oltre un decennio, in Italia e nell’Unione europea, il sistema sanitario è sottoposto a  costanti riforme che hanno come obiettivo la razionalizzazione delle risorse e il contenimento della spesa.


La crisi della sanità italiana, con radici profonde negli ultimi 15 anni di pessime gestioni all'insegna dell'austerity e dei tagli indiscriminati, ma soprattutto degli scarsi investimenti, è certificata dal report di "Noi Istat 2024".


I contenuti del report sono impietosi. Nel 2021, in Italia la spesa sanitaria pubblica è di gran lunga inferiore rispetto a quella di altri paesi europei. A parità di potere di acquisto, a fronte di 3.051 dollari per abitante spesi in Italia nel 2021, Finlandia, Belgio e Irlanda superano i 4 mila dollari per abitante; Austria, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia superano i 5 mila dollari di spesa, mentre la Germania, con i suoi 6.424 dollari per abitante, si conferma al primo posto per spesa pro capite.


In parole povere l'Italia nel 2021 ha investito meno metà di quanto abbia fatto la Germania.

Il nuovo rapporto Istat "Noi Italia 2024" non mente, i dati sono schiaccianti. Il confronto europeo evidenzia che in Italia, nel 2022, la quota di spesa sanitaria privata sulla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) è uguale al 24,1%. I paesi in cui i contributi della spesa privata sono maggiori si registrano in Grecia (40,8%) e Portogallo (36,6%); tutti gli altri Paesi dell’Ue presentano quote inferiori al 30% e i contributi minori spettano a Germania (13,5%) e Lussemburgo (13,0%).


-Nel 2021, la spesa sanitaria pubblica è inferiore rispetto a quella di altri Paesi europei. La Germania è al primo posto per spesa pro capite.

- Nel 2022, le famiglie italiane hanno contribuito alla spesa sanitaria complessiva per oltre il 24%, collocando l’Italia al settimo posto nella graduatoria dei Paesi dell’Ue per contributo delle famiglie alla spesa sanitaria.

- Nel 2021, i posti letto ospedalieri sono 3,1 per mille abitanti; il tasso si mantiene stabile nell’ultimo quinquennio. I valori più bassi si registrano nelle Regioni del Mezzogiorno (2,7), i più alti nelle Regioni del Nord-Ovest e Nord-Est (3,3). A livello europeo, l’Italia si posiziona tra i Paesi con i livelli più bassi di posti letto ospedalieri ogni mille abitanti (3,1).

- Nel 2022, il sistema ospedaliero non ha ancora pienamente recuperato i livelli di ospedalizzazione registrati prima della pandemia da COVID-19. Nel biennio 2021-2022, si registra un lieve incremento dei tassi di ricovero per malattie del sistema circolatorio e per i tumori che, tuttavia, rimangono su valori più bassi, rispetto al 2019.

- Nel 2022, per il secondo anno consecutivo, aumenta l'emigrazione ospedaliera tra Regioni, dopo la significativa diminuzione registrata nel 2020: nella maggior parte delle Regioni del Centro-Sud, caratterizzate da quote elevate di flussi in uscita, l'indice di emigrazione ospedaliera supera i livelli pre-pandemici.

- Nel 2022, il Centro-Nord registra la più alta quota di consumatori di alcol a rischio (17,0%), il Mezzogiorno quella di persone obese (13,0%) e il Centro la quota più alta di fumatori (20,7%).

- Nel 2021, in Italia, il tasso di mortalità evitabile, cioè dei decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari, è di 19,2 decessi per 10 mila abitanti, tra i più bassi in Europa, con forti disuguaglianze territoriali e di genere.

- Nel 2021, i tassi di mortalità delle principali cause di morte in Italia, quali le malattie dell’apparato cardiocircolatorio e i tumori, sono diminuiti rispetto all’anno precedente.

- Nel 2021, i decessi per COVID-19 sono 63.651, con un tasso pari a 8,2 decessi per 10 mila abitanti, inferiore rispetto al 2020.

- Prima della pandemia da COVID-19, per il contenimento della spesa sanitaria pubblica, l’Italia, come altri Paesi dell’Unione europea, ha adottato strategie di razionalizzazione delle risorse, mirando sia a contenere il ricorso dei pazienti ai servizi ospedalieri a favore di un’assistenza in altri setting assistenziali presso servizi territoriali, sia al blocco del turn-over del personale sanitario. Per poter fronteggiare l’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19, si è assistito ad una inversione di tendenza, con un incremento del finanziamento pubblico e la rimozione dei vincoli normativi all’assunzione di personale.

- Nel 2021, la spesa sanitaria pubblica corrente dell’Italia ammonta a 126 miliardi e 785 milioni di euro, pari al 7,2% del Pil e a 2.144 euro annui per abitante.

- Nel 2022, le famiglie italiane hanno contribuito, con risorse proprie, alla spesa sanitaria complessiva (pubblica e privata) per una quota pari al 24,1%, con un aumento di 0,4 punti percentuali, rispetto al 2004. La spesa sanitaria delle famiglie rappresenta il 2,2% del Pil nazionale.

- Nell’ultimo quinquennio, dopo anni segnati da una costante diminuzione della dotazione di posti letto, l'offerta ospedaliera sembra essersi assestata in quasi tutte le regioni italiane. Nel 2021, l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 995 istituti di cura. I posti letto ospedalieri sono pari a 3,1 per mille abitanti. Dopo un progressivo decremento, a partire dal 2017, il tasso si mantiene stabile.


L’anno 2022 non registra un pieno recupero del decremento dell'attività ospedaliera rilevato nel 2020, in conseguenza della pandemia da COVID-19. I ricoveri ospedalieri per 100 mila abitanti in regime ordinario, per le malattie del sistema circolatorio, sono il 12,8% più bassi, rispetto al 2019 (da 1.810, nel 2019 a 1.578, nel 2022); quelli per tumori sono inferiori del 5,2% (da 1.102 a 1.044). Il recupero dei ricoveri per malattie del sistema circolatorio resta più consistente per i maschi (nel 2022, il tasso di ricovero è inferiore del 10,6% rispetto al 2019), mentre, per i tumori, risulta più consistente per le femmine (-2,9% nel 2022, rispetto al 2019).

Il programma "Guadagnare salute" della Regione europea dell'Organizzazione mondiale della sanità sostiene gli interventi economici, sanitari e di comunicazione volti a contrastare la diffusione dei principali fattori di rischio quali fumo, alcol, stili alimentari non salutari e sedentarietà (questi ultimi strettamente connessi all'obesità).


Nel 2022, in Italia, fra la popolazione di 14 anni e più, la quota dei fumatori è uguale al 19,6% e quella dei consumatori di alcol a rischio si attesta al 15,3%, mentre, tra la popolazione adulta (18 anni e più), le persone obese sono l'11,4%.


Nel 2021, il tasso di mortalità evitabile (i decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere evitati con un’assistenza sanitaria adeguata e stili di vita più salutari) è di 19,2 decessi per 10 mila abitanti. La mortalità evitabile è costituita da due componenti: la mortalità trattabile, cioè la mortalità che potrebbe essere contenuta grazie a una tempestiva prevenzione secondaria e a trattamenti sanitari adeguati (il cui tasso è pari a 6,4 decessi per 10 mila abitanti), e la mortalità prevenibile, che può essere evitata con efficaci interventi di prevenzione primaria e di salute pubblica (il cui tasso è pari a 12,8 decessi per 10 mila abitanti). I maschi hanno un tasso di mortalità evitabile più alto delle femmine (rispettivamente 25,5 e 13,4 per 10 mila abitanti). In particolare, lo svantaggio maschile è principalmente dovuto alla componente “prevenibile”, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione, ecc.) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa, ecc.).


Nel 2021, i decessi per COVID-19 sono 63.651, con un tasso pari a 8,2 decessi per 10 mila abitanti, inferiore rispetto al 2020.

Nel 2021, in Italia, i tassi di mortalità delle principali cause di morte, cioè le malattie dell’apparato cardiocircolatorio (26,7 decessi per 10 mila abitanti) e i tumori (23,3 decessi per 10 mila abitanti), sono diminuiti, rispetto al 2020. Le disuguaglianze di genere continuano ad essere più marcate per i tumori.


REDAZIONE AISI

 
 
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